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Dungeons & Dragons diventa una terapia. “Aiuta contro autismo, iperattività e isolamento sociale”

In Valdarno l’Asl Toscana Sud Est già da due anni utilizza il gioco di ruolo in un progetto che coinvolge giovani pazienti dai 10 ai 18 anni

Il dottor Giovanni Salerno

Il dottor Giovanni Salerno

Arezzo, 20 gennaio 2025 – Un gioco di ruolo che ha fatto la storia, Dungeons & Dragons, al centro di un percorso riabilitativo di gruppo per i più giovani: attraverso la sessione del gioco è possibile infatti inibire comportamenti irruenti, premiare la creatività e stimolare l'aiuto reciproco.

In due anni sono stati coinvolti circa diciotto pazienti dai 10 ai 18 anni. Una storia da cui partire e un gioco da sviluppare entrando nei personaggi per imparare a potenziare le relazioni, sintonizzarsi sull'altro e migliorare la comunicazione nei ragazzi e nelle ragazze con disturbi dello spettro autistico, con iperattività o che manifestano isolamento sociale. Il progetto è attivo da febbraio 2023 ed è a cura del servizio Ufsmia (Unità funzionale salute mentale infanzia e adolescenza) della zona distretto del Valdarno dell’Asl Toscana sud est.

Il servizio sviluppa diversi percorsi riabilitativi di gruppo (per giovani con disturbi del neurosviluppo e psicopatologie) tra cui il gioco di ruolo Dungeons & Dragons, in cui giocatori e giocatrici gestiscono e interpretano un personaggio all'interno di un mondo immaginario, seguendo e sviluppando la storia insieme al Dungeon Master. Trattandosi di un gioco di ruolo che prevede il diretto coinvolgimento in una vera propria avventura fantastica, si abbatte la percezione stigmatizzante che giovani pazienti possono avere nel seguire un percorso in un servizio di salute mentale. Il gioco si sviluppa durante tutto l’anno e coinvolge due gruppi: dai 10 ai 14 e dai 14 ai 18 anni e si svolge settimanalmente negli ambulatori dell’Ufsmia con sessioni di un’ora e mezzo. È l’équipe multidisciplinare che, in base a specifici bisogni e situazioni, valuta la candidabilità alla partecipazione del ‘gioco’ da parte dei pazienti. In due anni sono stati coinvolti circa 18 giovani.

"In questi due anni di osservazione – sottolinea lo psicologo e psicoterapeuta Giovanni Salerno, responsabile del progetto - si sono riscontrati significativi effetti terapeutici legati a questa esperienza riabilitativa, come il ripristino di sopite competenze relazionali in giovani con ritiro sociale e abbandono scolastico e di cambiamenti significativi nelle relazioni con i compagni di classe da parte di giovani con disturbo dello spettro autistico come dimostrano anche alcuni studi condotti dalle Università di Plymouth, dell'Edge Hill University e dell'Università di Dalarna in Svezia. Le fasi di investigazione, esplorazione e battaglia, stimolano specifiche aree cognitive come la pianificazione, l’inibizione, la flessibilità e la memoria di lavoro e sono particolarmente importanti per giovani con diagnosi di Adhd. La modulazione delle dinamiche di gruppo permette di gestire le piccole frustrazioni e stimolare l'empatia tra i partecipanti”.

Il tempo della terapia vola, tra risate e momenti di forte pathos legato ad incontri e scontri epici con le creature e i personaggi che via via incontrano nella storia. "Il gioco è da sempre uno strumento elettivo in riabilitazione psicologica e neuropsicologica per l'infanzia e l'adolescenza – evidenzia la direttrice della Zona distretto del Valdarno, Stefania Magi – e spinge alla cooperazione, alla sintonizzazione sull'altro e alla comunicazione, uno sviluppo di competenze particolarmente importante per ragazzi e ragazze dai 10 ai 18 anni. Sono convinta che progetti simili siano fondamentali nel percorso di sostegno alle fragilità dei nostri giovani, tema centrale della nostra azione territoriale grazie anche alla realizzazione di specifici progetti per rispondere ai loro bisogni”.