Arezzo, 15 aprile 2023 – Non sono morte sotto una coltellata. Ma sotto una bufera di colpi, perfino difficili da stimare. E infatti solo l’autopsia potrà dire una volta per tutte quante volte Jawad Hickam avrà calato sulla moglie e sulla suocera i suoi fendenti. Una ventina, sembra. I fendenti di un coltello da pane, quanto di più familiare e domestico possa esserci: ma fendenti fatali. Tutti al petto, almeno da quanto filtra tra le pieghe di un duplice omicidio che ha sconvolto la città.
Un omicidio che ha fatto le sue vittime: Sara Ruschi, una ragazza dolce di 35 anni, il cui male di vivere era tradito da un sorriso mai pieno. Brunetta Ridolfi, piccolina di statura, 73 anni, ma una forza da leone. Quella che la portava spesso a casa della figlia per aiutarla. Anche se lui le faceva paura. Anche se forse sotto sotto un presentimento covava nel suo cuore.
Stamani ci sarà l’udienza di convalida: in carcere, lì dove Jawad è recluso dalla notte del delitto. Ha preferito non parlare al Pm Marco Dioni, che si occupa dell’inchiesta. Forse lo farà oggi, affiancato dall’avvocato di fiducia, forse no. Di certo ad aspettarlo c’è una partita quasi disperata: difficilissimo per lui schivare l’ipotesi dell’ergastolo. Per un delitto orrendo e insieme aggravato dal legame di parentela, appesantito dalle norme sul codice rosa che tutelano (purtroppo non sempre) le vittime fragili: le donne e i bambini.
Bambini che sono in effetti le altre vittime anche di questa storia. Sono rimasti soli: lui 16 anni e lei due. Gli unici testimoni di quella notte di orrore.
Testimoni ma non del tutto. La piccola perché chiaramente non poteva rendersi conto di quello che succedeva, solo sensazioni che purtroppo con il tempo potrebbero tornare a galla. Il ragazzo, che invece è lucido e tra l’altro molto ferrato anche a scuola, perché dormiva: e si è svegliato, a quanto risulta, solo quando la mamma e la nonna erano già state colpite.
Ha immagazzinato tutto di quei momenti ma probabilmente non potrà dire come sia nato il litigio e come si sia spinto fino a quel punto. Anche se dalla sua voce forte è arrivata la richiesta di aiuto, la telefonata al 118.
Ora i ragazzi sono dal nonno: che ha 80 anni ma con il coraggio dell’amore ha subito detto sì alla polizia che lo ha chiamato. Lo ha chiamato nella notte in cui ha anche scoperto di aver perso la moglie e la figlia. Ma non ha avuto dubbi.
E non li ha neanche il Comune, i servizi sociali sono già andati a Ceciliano, dove lui vive, per un sopralluogo e soprattutto per affiancare l’anziano e i ragazzi. Un supporto che, assicura Palazzo Cavallo, sarà continuo. La vicesindaco Lucia Tanti lo conferma. "A decidere su questi ragazzi sarà il giudice minorile. Posso dire che non resteranno soli.
E insieme la grande speranza che restino insieme, qualunque sia la scelta definitiva". Intanto è in arrivo l’autopsia, disposta dal Pm Dioni. E proseguono le indagini della squadra mobile, guidata da Sergio Leo, su una vicenda dai contorni fin troppo chiari. Manca l’ultimo perché, la scintilla finale. Forse nella decisione di lei di rivolgersi ad un legale per allontanarlo da casa? È l’ipotesi più probabile dietro quella bufera di coltellate che ancora scuote la città.