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L’E45 fu divisa in due, con notevoli disagi per tutta la Romagna (Ravaglia)
Arezzo, 30 ottobre 2019 - La E45 torna nella piena disponibilità dell’Anas. Il Pm Roberto Rossi ha firmato ieri il decreto di dissequestro del viadotto Puleto e stamani i carabinieri della squadra di polizia giudiziaria della procura procederanno alla rinconsegna della struttura all’azienda per le strade. Fine, stavolta ufficiale, di un’emergenza che è andata avanti per nove mesi e quattordici giorni, un’infinità, una telenovela di cui sembrava non dover mai arrivare l’ultima puntata.
Eccola qui, invece, all’indomani dell’udienza nell’aula del Gip Piergiorgio Ponticelli in cui il superperito dell’incidente probatorio, il professor Claudio Modena, dell’università di Padova, ha illustrato le sue conclusioni: non c’è mai stato un pericolo di crollo, anche se il viadotto era effettivamente mal ridotto.
Uno scenario dal quale discordano i due consulenti dell’accusa, gli ingegneri Antonio Turco e Fabio Canè, secondo i quali il rischio di cedimento strutturale c’era davvero. In ogni caso, per tutti, l’ombra del collasso è venuta meno grazie ai lavori effettuati nel frattempo dall’Anas. Il che toglie la materia del contendere: la E45 non è più un rischio per chi la percorre, nemmeno nel tratto appenninico di cui il Puleto è uno degli ombelichi.
Il dissequestro ha un valore più simbolico che pratico per gli automobilisti: i limiti e le condizioni di circolazione restano gli stessi, velocità massima a 40 all’ora, due sole corsie di marcia, quelle centrali, divieto ridotto ai soli trasporti eccezionali. Ma L’Anas da oggi non dovrà più concordare con la procura, cui era affidato il compito di gestire i sigilli, i lavori da effettuare. E nemmeno il loro calendario.
Un lento ritorno alla normalità, le cui tappe vanno rintracciate da metà febbraio in avanti. Prima, dopo le settimane del lungo caos in cui i veicoli, di qualsiasi tipo, venivano dirottati su una viabilità alternativa complicatissima, dall’Autosole all’Autostrada Adriatica, dai valichi appenninici alle strade, vecchie e tortuose, delle statali d’antan, la riapertura parziale al solo traffico leggero.
Poi, a luglio, la riammissione dei Tir, ma solo di quelli inferiori alle trenta tonnellate. Infine, ai primi di ottobre, dopo la consegna della superperizia, il ritorno anche dei Bisonti della Strada, i camion oltre le 30 tonnellate sui quali viaggia la gran parte delle merci industriali a lunga percorrenza.
L’emergenza è finita, insomma, ma l’emergenza continua. L’intero tratto aretino della E45, la superstrada più lunga e più scassata d’Italia, da Orte a Ravenna, resta un percorso di guerra che si snoda lungo l’appennino: cantieri, sensi unici, restringimenti, deviazioni. Un toboga, a farla breve, che mette a dura prova la pazienza di chi la imbocca, come unica alternativa all’Autosole lungo la dorsale appenninica.
Il sequestro del 16 gennaio era stato solo l’ultimo e più stridente grido di dolore per tutti coloro che si erano visti privare di un tracciato a quattro corsie in un pezzo d’Italia (anzi di Toscana) nel quale non esistono strade alternative. L’unica, la vecchia ex statale Tiberina Bis, declassata a strada comunale di Pieve Santo Stefano, è chiusa da anni perchè massacrata dalle frane.
E’ vero che sotto la gestione del ministro Toninelli, a fine febbraio in visita sul Puleto, era stato raggiunto un accordo per sistemarla e riaprirla, ma il cantiere segna il passo, così come il suo ritorno alla gestione statale. E’ uno dei passaggi chiave per evitare che in futuro possa scatenarsi ancora una situazione confusionale come quella di gennaio, ma siamo ancora al nome del padre, cioè alle verifiche di impatto ambientale archeologiche.
Il dissequestro, dunque, risolve un problema ma non il problema. Serviranno i lavori di consolidamento del Puleto e anche quello del viadotto gemello, il Tevere 4, sempre in territorio di Pieve Sono due pezzi del più generale piano di ammodernamento della superstrada, che prevede una spesa di oltre due miliardi. L’obiettivo è quello di farne addirittura una grande arteria telematica. Un sogno? Di certo, stride maledettamente con la realtà attuale.