SALVATORE MANNINO
Cronaca

E45, quando la strada del mare è un incubo

Restringimenti, cantieri, asfalto liso, gallerie a passo d’uomo, tracce dei sequestri: la superstrada è ancora uno scandalo italiano.

di Salvatore Mannino

A E45

Tu chiamala se vuoi superstrada. Eh sì, passano gli anni, cambiano le stagioni, crescono le emergenze (vedi alla voce Covid) ma una cosa resta sempre uguale a se stessa, l’eterno ritorno del sempre uguale per dirla con Nietzche: c’è bisogno di dire che si chiama E45, la mulattiera a quattro corsie gestita dall’Anas? Credevamo, credevate di averla dimenticata sotto la spinta di altre urgenze (vedi ancora alla voce virus), credevamo che il sequestro di un anno e mezzo fa (gennaio 2019), con l’Italia spezzata in due, avesse portato consiglio, ma ahinoi la stagione delle vacanze riporta tutti alla triste realtà, che poi suona come una vecchia canzone: come prima, più di prima. Nel senso che quando si parla di Orte-Ravenna, ossia la nostra strada verso il mare, di progressivo c’è solo la paralisi.

Basta imboccare la famigerata superstrada all’uscita di Sansepolcro per capire che niente è cambiato, tantomeno con il lockdown, che semmai ha contribuito a rendere ancora più lenti i cantieri. Ad accogliere l’automobilista c’è subito il primo restringimento, così, tanto perchè uno non si illuda di essere su una quattro corsie. Infatti, il rischio di illusione non c’è, neppure per i più disposti all’ottimismo. Perchè esci da un cantiere e ti trovi subito in un’altro, quello fra le due uscite di Pieve Santo Stefano dove una piazzola d’emergenze cedette nel febbraio 2018, processo ai dirigenti dell’Anas ancora in corso: sono passati quasi due anni e mezzo ma l’unico ambiguo segno di ripristino è la barriera che restringe ancor di più la carreggiata nord, quanto ci vorrà per tornare alla normalità vai a capirlo.

E fosse finita lì. Macchè, qualche chilometro oltre e ti trovi davanti un cartello sinistro: viadotto Puleto, tristemente famoso perchè furono i segni di cedimento scoperti proprio in quei piloni ad indurre la procura al sequestro, durato mesi. Si va avanti come allora, su una sola corsia, a 40 all’ora. Manco il tempo di digerire le storie del passato ed ecco un altro viadotto da affrontare a passo d’uomo, con restringimento. E’ il Tevere IV, il più lungo dei ponti del tratto aretino, quello che la stessa Anas è stata costretta a stoppare un paio di mesi fa perchè stava cedendo un giunto.

Insomma, lo avete capito, è un’avventura. Che prosegue sulle gallerie della zona di valico, a Verghereto, già oltre il confine romagnolo. Sono quelle di cui si è appena scoperto che, come in Liguria, devono essere urgentemente adeguate. Intanto si va avanti ad andamento lento, fra una corsia unica e l’altra, come in un toboga.

E il fondo? Già, lo avete presente il fondo stradale, l’asfalto e quello che ci sta sotto? In alcuni tratti è liso come un tessuto consumato, quasi ovunque dà l’idea del tappeto di biliardo usurato, senza che nessuno si sia preoccupato di cambiare il panno verde. Il cartello di Cesena Nord, quello dal quale si entra nell’autostrada Adriatica appare come una liberazione. Ti viene di fare due conti e di pensare che su circa 90 chilometri di E45, da Sansepolcro a Cesena, ce ne sono ben pochi effettivamente a quattro corsie.

Al confronto, l’Adriatica a sei corsie, col fondo liscio, pare quasi un paradiso. I Benetton e la Società Autostrade saranno quello che saranno, ma vuoi mettere col budello Orte-Ravenna? Ps. C’è anche il ritorno, quasi identico all’andata. E mentre aspetti la liberazione di Sansepolcro, un pensiero indecente, da tifoso, ti balena: forza Pm.