Salvatore Mannino
Cronaca

E45, una "frattura" da cento milioni: superstrada chiusa, sale il conto dei danni

Black-out da 22 giorni, fatale l'interruzione del traffico ai Tir: ne passavano 2500 al giorno, aziende allo stremo. Le mosse per riaprire al traffico pesante

Lavori sulla E45 interrotta

Lavori sulla E45 interrotta

Arezzo, 8 febbraio 2019 - Conta il simbolo, un po’ meno la sostanza. In altre parole, la riapertura parziale della E45, che dovrebbe essere ormai questione di giorni (l’inizio della prossima settimana?) vala soprattutto a tamponare l’emergenza di una superstrada spaccata in due come una mela: da nord si arriva fino a Canili, da sud fino a Valsavignone, e nel mezzo il deserto del viadotto Puleto sotto sequestro.

Il cantiere in corso e il via libera della procura (se e quando arriverà) consentiranno di dare una prima risposta al buco e solo per il traffico leggero, ma la paralisi economica continua e sarà difficile arginarla fino a quando non torneranno sulla E45 i bestioni della strada, i Tir sui quali avviene gran parte del traffico merci, quello che interessa davvero alle aziende e quindi all’economia. Quanto ci vorrà per riaprire al traffico pesante?

Ahinoi, qui i calcoli si fanno ancora più complicati che per le auto, per le quali si può stimare un ritorno sul Puleto fra martedì e mercoledì, a seconda dei tempi dei lavori e dell’ultima ispezione dei consulenti della procura. Ambienti giudiziari spiegano che per rivedere i Tir risalire il tratto appenninico toscano fino a Verghereto non sarà necessario aspettare il completamento del cantiere che l’Anas ha affidato a una ditta casertana per un totale di 2,5 milioni.

Basteranno alcuni interventi urgenti, in primo luogo la sistemazione dei baggioli, i cuscinetti di calcestruzzo fra il piano stradale e i piloni, e quella dei guard-rail laterali, due delle criticità più gravi evidenziate dai consulenti. Se quindi per l’intero piano di consolidamento del viadotto serviranno almeno 200 giorni, cioè sei mesi, per il ritorno dei Tir su due corsie e a velocità ridotta («A noi basterebbe anche così», chiosa il sindaco di Sansepolcro Mauro Cornioli) potrebbe volerci, molto meno, anche un terzo del tempo.

Il guaio è che nel frattempo il conto del danno economico sale vertiginosamente di giorno in giorno. Proviamo a dare un po’ di numeri. Dalla E45, nel tratto sotto sequestro, passavano ogni 24 ore, stima Cornioli, dai 2 mila ai 2500 mezzi pesanti. Tutto traffico che ora viene deviato verso l’Autosole o verso l’autostrada Adriatica, con un aggravio di chilometri (almeno cento in più per arrivare in Romagna e un’ora in più di percorrenza). Bisogna dunque considerare maggiori costi di guida per l’autista che sta più al volante, per il gasolio e anche per il pedaggio, che sulle autostrade esiste e sulla E45 no. A 200 euro di aumento delle spese di trasporto per Tir , sono fra i 400 mila euro e il mezzo milione di costi di trasporto eccedenti.

E sono solo le spese vive. Già, perché poi occorre aggiungere l’aumento dei costi per le aziende che spedivano la loro produzione via E45. Vuol dire che le imprese sono costrette a far salire i prezzi, a rischio di perdere le commesse, o comprimere i profitti, col pericolo di compromettere i bilanci. Vale per le grandi aziende come la Tratos Cavi di Albano Bragagni, sindaco di Pieve Santo Stefano, o Aboca ma vale anche per una miriade di sigle minori del distretto della Valtiberina o anche di Arezzo nel suo complesso, che lavora molto col Nord-est.

Ancora Cornioli parla di «aumento dei costi esponenziale e non lineare», cioè che cresce via via che dura la crisi. Lui stima che si possa arrivare a 4 milioni al giorno, altri si fermano a due. Ma anche a prendere per buonala cifra più bassa, sono pur sempre 40 milioni in fumo nei venti giorni passati dal giorno del sequestro, il 16 gennaio, e un’altra sessantina a rischio se anche la superstrada dovesse essere riaperta ai Tir nel tempo minimo di un mese. Cento milioni in pericolo. Le cifre di un disastro.