Fabrizio Paladino
Cronaca

E45, viaggio tra i piloni devastati: e l'ex provinciale, unica via alternativa, è franata

La vecchia tiberina impraticabile e abbandonata completa la rottura in due dell'Italia: uno scenario da incubo

La tiberina franata in più punti

La tiberina franata in più punti

Arezzo, 17 gennaio 2019 - Le buche, i restringimenti di carreggiata, gli avvallamenti, i lavori senza fine, le gallerie quasi al buio, la piazzola della vergogna di Pive. Stavolta questi sono disagi che passano quasi inosservati per chi transita sulla E45. Potrebbe essere stato, infatti, un tranquillo mercoledì dal solito assalto di tir, veicoli commerciali e pendolari lungo la famigerata superstrada.

Invece, nel tratto aretino (che comincia tra San Giustino e Sansepolcro e arriva fino a nord del comune di Pieve) si vede subito che non è una giornata come le altre. Anche perchè, sulla corsia sud, praticamente non transita più nessuno. Sono da poco trascorse le 15, a poco meno di due ore dalla chiusura su entrambe le carreggiate della E45.

I mezzi pesanti in direzione Cesena pare abbiano un pò tutti fretta di superare lo svincolo di Valsavignone, dove addetti dell’Anas insieme alle forze dell’ordine giunte in gran numero sono in procinto di attuare la chiusura prima di raggiungere il famigerato viadotto messo sotto sequestro dalla Procura di Arezzo. Un viadotto, come evidenziano le immagini, non lunghissimo ma evidentemente logorato dagli anni e dal peso sostenuto di un traffico che mai, chi ha progettato la E45, si attendeva di queste proporzioni.

Vedi la superstrada e non solo adesso ti rendi conto del suo stato. La chiusura ti fa subito pensare di poter utilizzare la vecchia Tiberina 3Bis per raggiungere il territorio romagnolo di Verghereto. Sbagliato, perchè questa strada è chiusa da anni, devastata dalle frane che la rendono pericolosissima, dalle voragini, dall’asfalto che ormai non esiste più.

Nonostante ciò, per raggiungere e osservare da vicino il viadotto finito nel mirino degli inquirenti, non ci sono alternative: ci si deve avventurare proprio in questa strada, rimasta per un lunghissimo tratto solo a una corsia dove, sullo sfondo, si vede distintamente la muraglia di cemento con gli ultimi tir che la stanno transitando.

Si arriva, finalmente, nelle vicinanze del viadotto dove si notano distintamente le crepe dove saranno necessari ulteriori approfondimenti di natura tecnica insieme a successivi interventi per ristabilire la situazione.

Tornati verso Valsavignone e lasciato alle spalle quello che è rimasto di una strada del terzo mondo, ecco che gli autisti dei mezzi pesanti si soffermano a Valsavignone dove polizia, carabinieri e Forestale danno le ultime indicazioni prima dello stop definitivo. Insomma, lo scenario presentatosi ieri lungo la E45 non è stato davvero quello di tutti i giorni.

Con le aree di servizio praticamente vuote, gli addetti ancora in cerca di conferme sulle decisioni prese poco prima e ovviamente in ansia per quello che sarà il loro futuro lavorativo. Il tratto toscano – intorno ai 30 chilometri – tra Sansepolcro e Valsavignone (Pieve Santo Stefano) al dunque centro dell’ennesima indignazione degli automobilisti che transitano su una superstrada davvero maledetta.