Oltre 60 le persone che si sono riunite oggi intorno al tavolo nella Cittadella della Pace di Arezzo, accogliendo l’appello di Rondine "Sport for Peace – Avversari sì, nemici mai". L’occasione la recente partita di calcio della Nazionale a Udine, per la quale Rondine è stata chiamata a collaborare per preservare lo spirito agonistico positivo dello sport. Da qui l’invito a incontrarsi nel borgo di Rondine per costruire iniziative che assicurino lo sport come naturale servizio alla pace. "Siete voi a essere maestri per questi giovani, testimoniando come gli adulti possono aiutare a dare loro coraggio, a superare il disorientamento e la paura. Siete qui per insegnare loro che si può costruire una cultura della convivenza e del riconoscimento reciproco, perché senza questo la parola pace rischia di perdere significato" ha affermato Franco Vaccari, presidente di Rondine. Molti e differenti i soggetti locali e nazionali che hanno colto nell’iniziativa lanciata da Rondine l’opportunità per rilanciare il valore del calcio e dello sport come momento di dialogo e di pace tra le persone e tra i popoli. Dalle istituzioni allo sport, fino a esponenti delle diverse comunità religiose ma anche la scuola e l’università. Da qui l’avvio della stesura di un documento, una dichiarazione d’intenti che ponga le basi per sviluppare azioni concrete, segni tangibili e duraturi per la costruzione di un mondo in cui la comprensione e la convivenza pacifiche prevalgono su ogni forma di conflitto armato.
Assente il ministro dello Sport, Andrea Abodi per impegni istituzionali inderogabili che ha tuttavia manifestato pieno supporto all’iniziativa. Supporto arrivato anche dalla FIGC. "La partita tra Italia e Israele dello scorso 14 ottobre si è svolta, purtroppo, in un contesto di conflitto, creando divisioni - ha affermato il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni - Rondine è stata una grande occasione di arricchimento, un primo passo, un percorso concreto per portare il messaggio di pace nelle nostre realtà, partendo proprio dallo sport". Non è mancata inoltre la voce di Noemi di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane: "La mia preghiera per i giovani qui è quella di avere il coraggio di guardarsi negli occhi, di riconoscere la dignità altrui. Dobbiamo creare capacità di convivenza nelle nostre comunità. Scegliendo la vita per noi, possiamo trasmetterla anche ai giovani. Voi ragazzi siete il futuro dell’Italia, e la vostra responsabilità è enorme". Importante presenza anche della comunità musulmana espressa dall’intervento di Izzedin Elzir per l’Unione delle Comunità Islamiche in Italia: "La situazione di conflitto armato non deve essere la normalità; deve diventare anormale. Dobbiamo creare un ambiente che permetta ai giovani di costruire fiducia e di superare la visione del nemico. Lo sport è uno strumento potente, ma deve essere utilizzato correttamente".