REDAZIONE AREZZO

Ecco "Il codice Stradivari", Caneschi e l’intelligenza artificiale

Ecco "Il codice Stradivari", Caneschi e l’intelligenza artificiale

L’ultima fatica di Mauro Caneschi, “Il codice Stradivari” è un altro capitolo di quella che si profila come la saga di Lucia (Unità Logica Autoevolvente Ipercognitiva), l’Intelligenza Artificiale onnisciente e invisibile che ha fatto la fortuna dei fratelli Mannelli, diventando “una di famiglia” onnipresente in casa, in macchina, dappertutto. Stavolta l’autore non entra in medias res, optando per un lungo prologo che sembra la diretta emanazione della dedica minacciosamente collocata in epigrafe: "All’Arte che da sempre unisce gli uomini con un filo sottile mai interrotto dal passare del tempo, al gioco che da sempre danna gli uomini causando non voluti passaggi di cose e di averi, all’intelligenza e alla deduzione che forse tra poco saranno appannaggio non solo della stirpe di Caino". Lucia sembra rivoltarsi non solo contro i suoi “padri”, ma addirittura contro l’intera umanità ipotizzandone lo sterminio: la minaccia è tuttavia abilmente neutralizzata, consentendo l’avvio della vicenda. Con una tecnica narrativa ormai collaudata e affinata dall’esperienza, l’Autore conferisce novità e respiro al consueto dribbling temporale, costruendo una storia che nasce a cavallo fra XVII e XVIII secolo, ha una sua terribile spinta propulsiva sul finire del nazifascismo e si conclude nell’epoca presente. Il lettore è coinvolto nell’inseguimento, con il continuo supporto dell’ineffabile Lucia, di misteriose carte redatte dal celebre liutaio Stradivari e scomparse nelle pieghe del tempo, non senza lasciare una traccia fatta di enigmi. Dopo colorite traversie di ogni genere, in un contesto di ricerche frenetiche fra cripte, anfratti e reperti tarlati, non senza il classico maggiordomo infedele e l’immancabile sospettato di omicidio, alla fine i Mannelli, con l’asso nella manica di Lucia, trovano il bandolo della matassa e le misteriose carte saltano fuori. L’epilogo è un colpo di scena magistrale che sembra uscito da un noir d’epoca e vale il libro.

Claudio Santori