Salvatore Mannino
Cronaca

Effetto virus: in Tribunale le udienze urgenti via skype

Giudice, Pm e detenuti collegati in videoconferenza. Così si riesce a fare anche qualche processo. Crollo dei reati: da settimane ladri e spacciatori quasi spariti dalla circolazione

Il giudice Fruganti

Arezzo, 22 marzo 2020 - Anche Palazzo di giustizia prova ad arrangiarsi. Perchè è vero che le udienze ordinarie, come i grandi processi, sono sospese almeno fino al 16 aprile (anche se è difficile ipotizzare che per allora si possa ripartire) ma ci sono attività che comunque non si possono fermare. Come le direttissime, le udienze di convalida e gli interrogatori di garanzia, tutti quei casi cioè nei quali c’è di mezzo un detenuto che non può essere privato della libertà personale se non nei termini previsti dalla legge.

Bene, per fortuna che c’è la tecnologia, per fortuna che ad esempio c’è Skype, ossia quel sistema che permette le telefonate via computer o le videoconferenze. E’ il processo, o l’anticipo del processo, ai tempi del virus, quando tutti devono rispettare le regole dell’isolamento, del contatto sociale ridotto al minimo se non azzerato.

E’ già successo dunque, come conferma il presidente a interim del tribunale, Gianni Fruganti (nella foto in alto), che le direttissime si facessero via skype, il giudice nel suo ufficio, il Pm collegato da un’altra stanza, l’imputato confinato nella caserma di polizia o dei carabinieri in cui è stato arrestato.

Ovviamente anche l’avvocato difensore partecipa: dal suo studio o comunque dal luogo in cui si trova. In tal senso si sono attrezzati sia le carceri che le forze dell’ordine. Per ora il sistema regge e chissà che non possa diventare un aggiornamento buono anche per il dopo.

Qualche giudice, anzi, è riuscito a celebrare in teleconferenza processi non particolarmente complessi, tipo i riti abbreviati, che di solito non prevedono la partecipazione di testimoni. Più difficile pensare a meccanismi telematici del genere per casi più complicati. Tanto per dire, è arduo credere che il 30 aprile possa essere celebrato con queste modalità il rito abbreviato per l’omicidio di Santa Maria, in cui è imputato il casentinese Federico Ferrini.

Probabile un rinvio, a meno che l’emergenza non sia alle spalle. Difficile, poi, ipotizzare di collegare in videoconferenza le decine di avvocati, imputati e testimoni del maxi-processo Etruria. Anche in quel caso lo scenario più plausibile è ripartire a settembre. Intanto, però, la teleconferenza funziona anche per attività diverse da quella penale e civile (che va anch’essa in parte avanti, nei casi urgenti, per via tecnologica).

Qualche giorno fa la riunione fra tutti i presidenti di tribunale del distretto (che comprende l’intera Toscana) si è svolta con l’utilizzo di Skype. E in videoconferenza si è celebrato anche il consiglio giudiziario, ovvero il piccolo Csm presente in ogni distretto, di cui per Arezzo fa parte il Pm Marco Dioni. Il che non toglie che l’assedio del virus abbia ridotto il lavoro più urgente dei magistrati: l’attività criminale ordinaria ha registrato un crollo verticale nelle ultime settimane.

I ladri, in particolare i topi di appartamento, sono pressochè disoccupati: con la gente chiusa dentro casa, quando «lavorano»? Idem dicasi per i pusher, quasi spariti per mancanza di clienti. In aumento soltanto le denunce per la violazione dell’articolo 650 del codice penale, ovvero le «scappatelle» dall’obbligo di uscire solo per motivi di effettiva necessità.

Facile preventivare che in procura il numero dei fascicoli del genere è destinato a crescere ancora. Toccherà ai Gip emettere i relativi decreti penali di condanna, senza processo. La pena è lieve ed oblabile. Poche centinaia di euro e ci si toglie la paura. Peggio la figuraccia rispetto a quelli, la gran parte, disciplinati.