di Serena Convertino
AREZZO
Qual è il sentimento che va per la maggiore tra gli studenti americani in città? Per scoprirlo, siamo andati in via San Domenico, nella struttura dell’università dell’Oklahoma, dove gli studenti commentano le elezioni americane a poche ore dallo spoglio delle schede. Vittoria certa per Donald Trump, è questo il risultato che occupa le prime pagine dei quotidiani di tutto il mondo e i pensieri dei cittadini americani all’estero. Tra i 25 studenti ospiti della struttura, a parlarci sono due giovani cittadini del Kansas e dell’Oklahoma.
Cambree Ricks è una studentessa di scienze ambientali, ha 19 anni e viene dal Kansas. È qui da agosto e come altri ha votato per le elezioni presidenziali attraverso la procedura online. Qual è il suo punto di vista su queste elezioni? "Non sono per niente positiva rispetto ai risultati, ma penso che per Kamala Harris sarebbe stato difficile vincere. È arrivata a metà campagna elettorale e non ha avuto il tempo di discutere alcuni dei temi chiave. Per esempio, credo che il tema della guerra in Palestina avrebbe spostato molti voti, ma le posizioni di entrambi i candidati non erano abbastanza chiare al proposito". Come hanno vissuto queste elezioni i ragazzi e le ragazze della sua età? "Molti di quelli che conosco hanno detto che non hanno votato. Pensano che la loro opinione non faccia la differenza e danno per scontato il risultato, ma non è così: il loro voto conta, è molto importante".
Il Kansas è tipicamente di orientamento repubblicano e molti dei suoi conoscenti hanno votato Trump, ma non la sua famiglia: "Stamattina scherzavano dicendo che, per come si stanno mettendo le cose, sarebbe meglio anche per loro venire in Italia. Anch’io non vorrei tornare negli Usa. So che ogni Paese ha i suoi problemi ma in questo momento ho paura. Io studio politiche ambientali e penso che Trump non sarà in grado di far fronte alla questione climatica. È così urgente e noi siamo così in ritardo nel prendercene cura che penso che saremo in grande difficoltà".
Anche Graham Strickland è dello stesso avviso. Viene dall’Oklahoma ed ha anche lui 19 anni. "Ho provato a non pensare troppo a quello che sarebbe stato il risultato delle elezioni e non sprofondare nell’angoscia".
E poi? "E poi ho votato. Ho inviato il mio voto per posta, ben due volte perché alla prima il mio fascicolo si era perso, ma alla fine ce l’ho fatta".
Graham si fa serio a parlare dei risultati elettorali. "I miei amici e la mia famiglia sono tutti dello stesso partito, immagino che quando si sveglieranno non saranno più contenti dei risultati di quanto lo sono io". Secondo Graham, le preoccupazioni più urgenti per la sua generazione sono l’economia, il lavoro, la sanità, ma anche il diritto all’aborto. "Molti di quelli che sono qui hanno votato. Ci siamo confrontati sulle procedure di voto, ma non sui temi politici, anche per evitare che si creino attriti. È stata più una cosa personale. Ma penso che essendo tutti persone che viaggiano per studiare, dovremmo avere una visione piuttosto simile del mondo. Almeno è quello che mi aspetto". Ti piace vivere qui? "Moltissimo, adoro poter camminare ovunque. In America non puoi andare dappertutto, in molti posti non è sicuro".
Charlotte Duclaux, che qui nella struttura di via San Domenico si occupa dell’amministrazione, ricorda quanto sia importante per gli studenti parlare di politica: "Qui crediamo nella forza del dialogo e quando possiamo creiamo degli spazi per discutere anche di politica. Noi educatori restiamo imparziali proprio perché è importante fare spazio al confronto tra i ragazzi".