L’assemblea di Intesa questo pomeriggio non voterà i patti parasociali con Alia, che cambierebbero radicalmente la geografia delle alleanze all’interno di Estra.
Dopo le evidenti difficoltà del patto Firenze-Arezzo, si sta provando a impostare quello Firenze-Siena, ma i frutti non sono ancora maturi.
Già era trapelata la contrarietà del capoluogo, amministrato dal centrodestra e quindi restio a fare uno sgambetto ad Arezzo e al presidente della società Francesco Macrì.
Nei giorni scorsi si è tenuto
un vertice degli
amministratori del centrosinistra - la netta maggioranza a livello provinciale - ed è emersa l’indicazione di evitare strappi e provare a limare le posizioni, per non dividere prima di tutto il territorio senese.
Oggi l’assemblea si terrà dunque regolarmente ma non si andrà alla votazione sul documento né si delegherà il cda a procedere in autonomia su una materia tanto delicata.
La bozza di accordo che è girata tra le amministrazioni è basata su ventitré punti, che prevedono passaggi operativi congiunti tra Intesa e Alia sulla gestione della società (mettendo di fatto Coingas-Arezzo ai margini),
la garanzia del mantenimento a Siena della direzione “Energie rinnovabili“ e soprattutto la salvaguardia occupazionale, una sostanziosa quota di investimenti sul territorio e una compartecipazione alla revisione del piano industriale della Multiutility.
Proprio quest’ultimo è uno dei nodi irrisolti del ruolo di Intesa, ancora bloccata sul conferimento delle azioni da parte dei 48 Comuni (i 35 senesi, 13 aretini e grossetani) per entrare definitivamente nella partita del colosso dei servizi toscano ancora in fase di gestazione.
Come da indicazione della Corte dei conti, dopo la delibera pilota di Torrita di Siena, senza piano industriale della Multiutility non
potranno esserci passi ulteriori dai soci di Intesa. Ma l’accordo in fieri con Alia sembra spingere verso quella direzione.
Orlando Pacchiani