Salvatore Mannino
Cronaca

Ex Etruria, l'ora della bancarotta: per Federici la prima arringa big

Parte la maratona difensiva. Ieri in aula gli avvocati di tre imputati minori. Ma comincia a delinearsi la linea difensiva sulla colorita operazione Yacht

Protesta Etruria

Arezzo, 21 maggio 2021 - Dopo il grande fuoco d’artificio della requisitoria dell’accusa, che aveva chiesto 24 condanne (tutti gli imputati) per 64 anni di carcere, il maxi-processo Etruria riparte ad andamento lento, con le prime arringhe difensive di due accusati minori e di uno che sta sul confine. Già oggi, però, è in programma una decisa accelerazione, che vede in scena gli avvocati dei primi fra gli eccellenti nel mirino che rischiano il carcere se giudicati colpevoli.

E la settimana prossima si trasformerà in un vero e proprio tour de force: quattro udienze, mai visto in quasi due anni di dibattimento in aula. Ma ripartiamo da quanto è già successo. Ad aprire la mattinata di Palazzo di giustizia è l’avvvocato Vittorio Pisa, per conto di Paolo Fumi, l’ex dirigente della sede romana, cui viene contestato di essere stato fra i protagonisti della «scellerata», secondo la procura, operazione Yacht, la più colorita delle sofferenze di Etruria, 25 milioni ingoiati dalla costruzione di un panfilo che non solo non ha mai visto il mare (arruginisce ancora a Civitavecchia) ma che è stato allestito in un cantiere senza accesso diretto al mare, anche se le difese dicono che c’era un sistema per vararlo.

Fumi in particolare è accusato di aver agevolato la pratica di fido per compiacere Mario La Via, grande regista dello Yacht, che gli assunse il figlio, con contratti a termine, alla Privilege Yard. Inutile dire che il difensore nega tutto: il dirigente, spiega, era addetto all’area commerciale romana e non aveva poteri sui prestiti, quella del figlio fu un’assunzione che non c’entrava niente con l’operazione.

Ma il caso Yacht non finisce con Fumi, anche Ugo Borgheresi, già membro del comitato crediti, è a processo per i finanziamenti Privilege. Un solo fido, del quale il suo avvocato, Luca Fanfani, dice di non capacitarsi: il dirigente è stato archiviato per tutte le altre delibere meno che per questa, in tutto e per tutto simile. Inevitabile, e sarebbe stato strano il contrario, la richiesta di assoluzione.

Tocca infine a Stefano Del Corto, legale dell’ex sindaco revisore Carlo Polci, che di contestazione ne ha alle spalle parecchie. L’avvocato lo difende punto per punto, fino alla solita invocazione di farlo uscire dal processo con la reputazione immacolata. Ma i primi grossi calibri saranno di scena oggi. Con Augusto Federici, ex consigliere di amministrazione e Ad di Sacci, che da Bpel ebbe ben sessanta milioni per l’acquisto dei cementifici Lafarge. Mai restituiti e diventati la madre di tutte le sofferenze di Etruria.

Per lui le Pm Julia Maggiore e Angela Masiello hanno chiesto quattro anni, ai limiti del carcere. Lo assiste uno dei grandi avvocati romani, Grazia Volo, che oggi farà di tutto per farlo uscire indenne. Stamani in campo anche a Luca Berbeglia, difensore di Laura Del Tongo, omonima dinastia delle cucine ormai fallita, che fu la prima consigliera donna di Bpel. Di scena poi Corrado Brilli, per conto di tre dei sindaci revisori che rischiano grosso: Mario Badiali, Franco Arrigucci e Saro Lo Presti.