Ex Lebole, parla Carrara: "Un insulto alla città per colpa delle lobby e della politica succube"

Il proprietario dell’area abbandonata da 22 anni ripercorre le tappe della vicenda: "Marinoni non ha mai mantenuto le promesse fatte a mio padre e Ghinelli ha fatto saltare tutto sul più bello".

Federico

D’Ascoli

"Vorrei spiegare agli aretini che finché vedranno quello sfregio alle porte della loro città, quelle saranno le macerie della politica".

Marco Carrara, 58 anni, imprenditore pistoiese della carta per igiene personale, si concede raramente alle interviste. Ma mentre l’area Lebole (di cui è titolare) è da 22 anni nell’abbandono, affida la sua verità a La Nazione.

Carrara, partiamo dall’inizio degli anni Duemila. Come nasce il vostro interesse?

"Mio padre aveva rapporti cordiali con Marzotto. Per quello abbiamo scelto di investire circa 14 milioni nell’operazione. Ma lo abbiamo fatto sulla base di promesse che non sono state mantenute".

A cosa si riferisce?

"Ho incontrato più volte il direttore Franco Marinoni che aveva promesso a mio padre lo spostamento della sede della Confcommercio e anche i suoi buoni uffici per coinvolgere i suoi associati nell’operazione. Ma non ho mai ricevuto alcuna collaborazione".

In che senso?

"In tutti questi anni Marinoni non ci ha chiesto di progettare per i suoi associati nemmeno un bar. Inoltre le vostre pagine sono piene di interviste al direttore che chiede di spezzettare l’intervento e di ridurre le aree commerciali senza averci interpellato. Questa non è collaborazione: lo ritengo piuttosto un danno incalcolabile alla città".

È tutta colpa di Marinoni, quindi?

"No, ma io e la mia famiglia ci siamo sentiti isolati: Marinoni non si è dimostrato un interlocutore credibile. L’allora sindaco Giuseppe Fanfani era l’unico che poteva farci uscire dall’angolo".

Come andò l’incontro?

"Benissimo. Ho scoperto una persona disponibile a liberarsi da pressioni lobbistiche. Con l’allora assessore all’Urbanistica Stefano Gasperini mi sono trovato altrettanto bene: è in quegli anni che nacque il grande progetto che coinvolgeva Esselunga, Globo ed Euronics. Ma con Fanfani eletto al Csm l’allora maggioranza di centrosinistra in consiglio comunale non dette il meglio: passò un emendamento che imponeva che il 90% dei parcheggi fossero interrati. Un modo per far sì che l’operazione non si potesse fare se non con una variante. Perdemmo due anni e mezzo in cui la vecchia guardia del Pd fece di tutto per far naufragare l’operazione, a partire dall’allora presidente del consiglio comunale Luciano Ralli. Ma alla fine arrivò l’approvazione grazie ai dem".

Perché tanta ostilità?

"C’erano pressioni enormi delle lobby cittadine perché in quell’area non arrivasse neppure un metro quadrato di commerciale. Solo il commendator Benito Butali e i figli hanno sempre dimostrato un reale interesse a rilanciare l’area Lebole, anche se poi si sono dovuti tirare indietro dall’investimento più consistente. Li ringrazio davvero tanto perché anche nel secondo progetto hanno confermato la loro presenza, seppur ridimensionata".

L’approvazione del progetto con Fanfani sindaco, nel 2015, avvenne alle 2 di notte, dopo un consiglio comunale-fiume.

"È indicativo delle difficoltà che abbiamo dovuto affrontare in questi anni. Le contropartite urbanistiche erano pesantissime, una decina di milioni di euro da spendere per la viabilità. Era come dire “provaci se ti riesce”: per fortuna arrivò Bernardo Caprotti di Esselunga che per tipologia d’investimento era l’unico che ci consentiva di sopportare il pesante strumento urbanistico. Eravamo a un passo dai permessi a costruire...".

Poi che è successo?

"Il sindaco Ghinelli ha vinto le elezioni e per noi è iniziato un incubo che non è ancora finito. Dal primo giorno in cui l’ho incontrato ho capito che stava affrontando un ruolo più grande di lui, con un atteggiamento che ci avrebbe creato problemi".

Eppure risolvere la questione Lebole, dovrebbe essere un interesse primario della città.

"Eppure in maniera molto scortese ci disse che non avrebbe mai fatto passare il progetto senza un’ulteriore modifica alla viabilità. Uno stradone da 800 metri a quattro corsie che non ha eguali in tutta Italia. Rimasi sconcertato: dissi al sindaco che Bernardo Caprotti non stava già bene e sapevo che la figlia Marina, probabilmente mal consigliata, avrebbe cancellato tutto l’investimento. Non c’era più tempo da perdere ma Ghinelli fu irremovibile, anche di fronte alla mia proposta di lasciare una sua idea di città nella parte ancora da progettare: la morte di Caprotti ha fermato tutto. Poi siamo stati costretti a fare un secondo progetto e appena arrivati all’approvazione abbiamo deciso di mettere in vendita l’area".

Sono passati nove anni dall’elezione di Ghinelli che di recente, parlando della rotatoria Fiorentina, ha detto che per l’ex Lebole c’è un’altra trattativa in corso...

"Nessun contatto anche se noi speriamo sempre che qualcosa si possa concretizzare. Le proposte arrivate dall’attuale sindaco negli anni sono state irricevibili, non adeguate a un’area come quella. Purtroppo chi ragiona come lui non può parlare a nome degli imprenditori. Siamo aperti a spiegare al consiglio comunale come andare avanti. Ma temo che ci sia da aspettare che Ghinelli termini il suo mandato per dare un futuro all’ex Lebole".