LUCIA BIGOZZI
Cronaca

Export e lavoro guidano la rincorsa. L’incubo degli infortuni mortali. Nati al rallentatore, boom anziani

Fiocchi rosa e azzurri sotto la media, record pensionati, tra i primi per la partecipazione alle urne. Tre furti in casa e 6 truffe informatiche al giorno, eccellenza acqua, leggiamo poco, il nodo rifiuti.

Corriamo alle urne come negli anni del boom, freniamo davanti alla selezione di carta e plastica, le nostre industrie sono galline dalle uova d’oro, facciamo pochi figli e le pensioni continuano a crescere. Sono alcuni dei fili che ricostruiscono l’identikit che ci sta più a cuore: il nostro, quello di una provincia che sotto traccia mantiene una sua posizione di rango nella classifica della qualità della vita, anche se lontana dalla top ten che anni fa aveva assaggiato. Però invertiamo il trend e torniamo a risalire, è già qualcosa. Sotto il sole (24 Ore) ecco una serie di chicche e curiosità che vanno anche al di là della pagella nuda e cruda.

I due opposti? Il secondo posto assoluto nell’export in rapporto al Pil, il prodotto interno lordo: una medaglia d’argento ma legata soprattutto all’oro e a tutto quello che lo circonda. Rovesciando la classifica ecco la maglia nera o quasi degli infortuni sul lavoro: siamo quelli a pagare il prezzo più alto, in termini di vittime e di invalidità gravi, un dato che oscilla di anno in anno ma che da diverse stagioni ci vede nella fascia più sofferente. Non siamo tra i peggiori per i furti negli appartamenti, anzi tra le province che stanno meglio, ma più di tre colpi al giorno sono sempre troppi per i gusti di qualunque famiglia.

Migliora il dato sui reati legati alla droga, precipitiamo in quello sugli omicidi ma si sa, qui c’è un tasso di casualità da non trascurare. Ci consoliamo con i furti di auto: appena 80 in un anno, tante province, soprattutto del sud, ci metterebbero la firma. Precipitiamo invece sulle truffe informatiche, oltre duemila, quasi sei al giorno, occhi aperti. Ci trasformiamo sempre più in una città dai capelli d’argento: lo indicano sia i dati sul rapporto tra popolazione complessiva e pensionati sia quelli suil’indice di dipendenza degli anziani. C’è un piccolo aumento della natalità ma siamo ben lontani sia dai primi in classifica che dalle medie nazionali: Bolzano, dove regnano la qualità della vita e i fiocchi rosa e azzurri, ha una media quasi doppia della nostra.

In sintesi? Lassù nascono ogni anno quasi cinquemila bambini, qui poco più di duemila: è una provincia più grande ma le spiegazioni vere prescindono in gran parte dalla demografia. Non possiamo dare la colpa all’economia: perché quella mantiene i suoi picchi, non solo sul fronte dell’export. Siamo quarti in Italia per il tasso di occupazione, quello che abbraccia la fascia dai 25 ai 65 anni. Qualche segno meno rispetto ai tempi d’oro c’è ancora ma fa poco male. Semmai gli scricchiolii si avvertono viaggiando nel futuro: scarsa la predilezione alle start-up, le esperienze innovative e spesso appese ai giovani, e da dimenticare l’energia rinnovabile, siamo nella zone retrocessione del Paese.

Brilliamo su specialità più tradizionali: il consumo dell’acqua, la contestatissima privatizzazione almeno sul fronte dell’efficienza ha pagato. Il resto? La raccolta differenziata migliora ma procede al piccolo passo, i prezzi dei generi alimentari crescono ma molto meno che in altre zone d’Italia, abbiamo un buon gruzzoletto di librerie (circa 30) ma leggiamo molto meno di quanto non ci farebbe stare bene.

Rimane una bella tradizione di locali pubblici (circa 800 i bar in azione) e proprio sul piano pubblico ci mettiamo all’occhiello un primato in controtendenza: appena aprono le urne noi siamo lì. Undicesimi in Italia per partecipazione elettorale: diffidenti per natura, forse corriamo perchè non ci fidiamo che decidano gli altri. O forse perché sotto sotto, non abbiamo perso la voglia di sognare.