Arezzo, 16 ottobre 2024 – Un’intera famiglia intossicata da funghi. Inizia con il piede sbagliato il periodo di raccolta. E già si stanno registrando nuovi casi: super lavoro per il dipartimento della prevenzione a supporto dei pronto soccorso della Asl. «In considerazione delle condizioni climatiche che prevedono un periodo di raccolta esteso e a seguito di un primo bilancio non confortante delle intossicazioni, occorre tenere la guardia alta contro i rischi» spiega Leonardo Ginanneschi, responsabile dell’ispettorato micologico della Asl. È successo a una famiglia di Montevarchi con due bambini.
Dopo una giornata nei boschi, il ritorno a casa con il cestino pieno di Amanita cæsarea o meglio conosciuto come «ovolo buono», almeno così credevano. Gli ovoli erano ancora chiusi, nell’affettarli è arrivato il dubbio: non hanno visto la parte arancione, il colore tipico del fungo è adulto. Nonostante il dubbio i funghi vengono divorati. Pur senza avere sintomi, il padre decide di far delle ricerche su internet e trova i contatti del centro antiveleni di Pavia. Il sanitario gli consiglia di andare al pronto soccorso più vicino. Senza sintomi, ma con una gran paura, la famiglia va al pronto soccorso dell’ospedale di Montevarchi. È qui che i dubbi si trasformano. La famiglia non ha i resti dei funghi mangiati; vengono mostrate loro immagini di ovoli, fra questi l’Amanita phalloides, del tutto simile all’ovolo buono, ma potenzialmente mortale. Parte la procedura sanitaria, anche sui bambini.
«Attivare un procedimento del genere è stressante per chi lo riceve e per chi lo fa. Soprattutto quando i pazienti sono bambini per i quali una lavanda gastrica è un trauma. Fortunatamente non è stato questo il caso. L’intervento è stato tempestivo e la storia è a lieto fine» spiega il micologo. Ma dalle esperienze bisogna sempre imparare. «Considerando che l’ovolo ha un pericoloso sosia, se uno non è esperto rischia di mettere nel piatto una specie per un’altra, qui si rischia di morire o subire danni permanenti al fegato. Perché darlo ad un bambino? A maggior ragione quando le linee guida pediatriche consigliano fino ai 12 anni di non somministrare funghi, perché i bambini non hanno un fegato ancora sviluppato in grado di digerirli» dice Ginanneschi. Quindi evitare di raccogliere e consumare ovuli chiusi e di darli ai bambini, alle donne incinta, agli anziani, ai portatori di patologie». «La stagione è favorevolissima alla produzione di funghi, nei boschi c’è grande affluenza di gente spinta da una vera e propria gara compulsiva. Occorre stare attenti anche a come si raccolgono. Ci sono casi di intossicazione da porcini, perché consumati vecchi o pieni di larve. C’è una superficialità diffusa» continua Ginanneschi che conclude: «Esistono i centri micologici, la cui consulenza è gratuita. Perché rischiare?».