LUCIA BIGOZZI
Cronaca

Femminicidio di Foiano, trovata una vanga insanguinata. Potrebbe essere l’arma del delitto

La ricostruzione: colpo secco nel pieno di una lite? Decisiva sarebbe stata nelle ricerche la collaborazione della figlia di Letizia. Analisi sull’attrezzo agricolo. Affidata l’autopsia, l’esame forse oggi. Resta il rebus movente: tra le ipotesi la richiesta di lasciare la casa

Arezzo, 9 ottobre 2024 – Una vanga, sporca di sangue. Potrebbe essere l’arma con cui Irfan Muhaned Rana ha ucciso. Un colpo netto, che ha spezzato la vita di Letizia Girolami. Lì in un fazzoletto di terra, a pochi passi dal cancello che si apre sul casolare nelle campagne tra Foiano e Pozzo.

Gli investigatori usano la prudenza che le indagini impongono, anche perchè restano da chiarire molti aspetti in questa tragica vicenda.

A cominciare dal movente: il pakistano accusato di omicidio volontario non ha spiegato perchè ha colpito Letizia e cosa ha scatenato il suo gesto d’impeto.

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Letizia Girolami amava studiare e sperimentare nuove pratiche oltre la scienza. Una professionista apprezzata da tutti

Una lite? È la pista che i carabinieri seguono nel doppio versante della relazione che il trentenne aveva con la figlia di Letizia ma ormai al capolinea e alcune divergenze che sarebbero emerse tra i due per la realizzazione del progetto al quale Letizia teneva molto e che una volta completato, avrebbe trasformato il parco della tenuta in un “laboratorio” di benessere, fisico e interiore.

L’attrezzo agricolo sequestrato sarà sottoposto all’esame del Ris e poi comparato con gli esiti dell’autopsia sul corpo di Letizia Girolami: ieri la procura ha affidato l’incarico a Mario Gabbrielli, che guida il dipartimento di Medicina legale di Siena.

L’esame sarà eseguito nelle prossime ore. Si dovrà capire se esiste un nesso di compatibilità tra la conformazione dell’attrezzo agricolo, le tracce di sangue riscontrate e la ferita alla testa, nella parte frontale, che ha ucciso Letizia. Un passaggio-chiave per l’inchiesta. Per questo gli investigatori usano tutta la prudenza che il caso impone.

Anche perchè, trattandosi di una fattoria con molti animali accuditi in libertà, quelle tracce di sangue potrebbero non essere collegate alla morte della settantenne. Secondo quanto filtra in ambienti investigativi, sarebbe stata la figlia di Letizia a trovare la vanga e a consegnarla ai carabinieri.

La ragazza, rientrata domenica dalla Spagna dove era in vacanza, è stata sentita dagli investigatori come testimone e nella serie di audizioni necessarie per ricostruire la trama del delitto.

Proprio lei, sabato sera ha raccolto la telefonata accorata del padre, Peter, preoccupato perchè la moglie non era rientrata a casa. Un grido d’allarme che la ragazza ha raccolto facendo scattare la macchina dei soccorsi.

Letizia era uscita di casa nel pomeriggio di sabato: forse per la passeggiata in quel parco che adorava insieme ai suoi animali. Qui avrebbe avuto una discussione con il trentasettenne, poi degenerata. Un colpo netto alla testa che non le ha dato scampo.

Il suo corpo è stato trovato nella notte di sabato durante le ricerche che hanno impegnato carabinieri, vigili del fuoco e soccorritori del 118. Letizia indossava gli abiti con i quali era uscita di casa, ma quella ferita profonda alla testa, ha fatto subito pensare a una morte violenta.

Ed è su questo versante che si sono orientante le indagini dei carabinieri che hanno chiuso il cerchio in 48 ore. Nella notte di domenica, il pakistano convocato in caserma così come le persone che gravitavano nel casolare, ha confessato: ha ammesso di averla uccisa ma non ne ha spiegato le ragioni. è l’ultimo tassello che manca per completare il puzzle sull’ennesimo femminicidio.