FRANCESCO TOZZI
Cronaca

Ferracuti affronta il tema del lavoro: "Dobbiamo studiare e impegnarci: più partecipazione alla vita sociale"

Angelo Ferracuti è considerato uno degli scrittori di riferimento della letteratura italiana sul tema occupazione "L’Italia di oggi sta vivendo un declino industriale evidente. L’economia produttiva si è impoverita moltissimo" .

Angelo Ferracuti è considerato uno degli scrittori di riferimento della letteratura italiana sul tema occupazione "L’Italia di oggi sta vivendo un declino industriale evidente. L’economia produttiva si è impoverita moltissimo" .

Angelo Ferracuti è considerato uno degli scrittori di riferimento della letteratura italiana sul tema occupazione "L’Italia di oggi sta vivendo un declino industriale evidente. L’economia produttiva si è impoverita moltissimo" .

Memoriale, reportage, narrazione. Sono i generi su cui si cimenta Angelo Ferracuti, che sarà ospite del Moby Dick Festival domenica alle 16 in un dialogo con Filippo Boni. Considerato uno degli scrittori di riferimento della nuova letteratura italiana sul tema del lavoro, ha collaborato tra gli altri con Il Manifesto, il Corriere della Sera, Repubblica e Left.

Angelo Ferracuti, cosa fare quando il mondo è in fiamme? "Studiare e impegnarsi. Se continuiamo a delegare ho l’impressione che la situazione possa soltanto peggiorare. Non abbiamo altre armi a disposizione se non la partecipazione attiva alla vita politica e sociale".

È lecito ribellarsi?

"È quantomai necessario. Faccio parte di una generazione che negli anni Settanta aveva messo in discussione quasi tutti i fondamentali del capitalismo. Ora, mi passi il termine, bisogna disseppellire l’ascia di guerra e ricominciare ad indignarsi, partendo dall’attuale governo, che sta comprimendo i diritti democratici".

Ci faccia un esempio.

"Ho appena preparato un reportage dalle campagne dell’Agro Pontino, dove il partito di Meloni è storicamente maggioritario. Qui 20mila indiani vivono in condizioni di lavoro simili alla schiavitù. La doppia morale del fascismo rurale non muore mai: gli stessi che temono la sostituzione etnica, sfruttano la manodopera degli immigrati pagandoli 3,5 euro l’ora".

È un episodio isolato?

"No. L’Italia di oggi sta vivendo un declino industriale evidente. L’economia produttiva si è impoverita moltissimo e tornano forme di sfruttamento che non conoscevamo più. Penso al porto di Ravenna, dove ho constatato la presenza del caporalato diffuso che gestisce direttamente i lavoratori e le assunzioni".

C’è chi marcia in direzione contraria?

"Esistono contesti virtuosi, ma sono una minoranza. Del modello Olivetti non è rimasto nulla: il concetto di fabbrica che possa diventare non solo un luogo di lavoro, ma anche di svago e crescita culturale, è stato sconfitto".

Chi è il figlio di Forrest Gump? "Sono io. Il mio ultimo libro racconta la storia di mio padre che è stato un super maratoneta. Dopo aver sconfitto un cancro alla parotide, ha iniziato a correre. Nel 1985 ha marciato per due giorni percorrendo oltre 300 chilometri nella pista di una scuola di Ascoli Piceno. Quando iniziava a fare sport, io giovanissimo smettevo per via di un incidente. Cominciavo quindi a scrivere e diventavo un militante dei movimenti studenteschi, mentre mio padre votava Dc: una convivenza conflittuale in una famiglia della classe media marchigiana".

Cosa dobbiamo aspettarci da Ferracuti?

"Sono stato un mese in Mozambico, dove ci sono diversi progetti di rinascita locale legati all’agricoltura. I cinesi stanno sfruttando la manodopera del luogo, ma attraverso la coltivazione del caffè, ad esempio, si cerca di riportare gli abitanti del posto ad una dimensione lavorativa dignitosa in grado di garantire un futuro alle prossime generazioni. Credo sia giusto raccontare anche storie positive di speranza ed emancipazione in quel continente".