
di Silvia Bardi
"Grazie, grazie e buonanotte". Lo ha ripetuto decine di volte. Zaino sulle spalle. Camicia scura aperta sul petto un po’ sgualcita con le maniche rimboccate come un semplice turista capace di passare inosservato, ma la somiglianza era troppa. Quello seduto tra i commensali di Tovaglia a Quadri al castello di Sorci ad Anghiari è proprio Ralph Fiennes. Il premio Oscar dello spietato SS di Schindler’s List, l’oscar più amato dalle donne de "Il paziente inglese", l’oscuro Lord Voldemort di Harry Potter, attore di fama mondiale al cinema e a teatro. Come tante star internazionali ha casa tra Umbria e Toscana e venerdì era in visita ad Anghiari, come gli capita spesso durante le sue vacanze estive. Avvistato e preso.
"Attraverso l’amico comune Giovanni Ramaccioni lo abbiamo invitato a vedere il nostro spettacolo ‘Filocrazia’ al Castello di Sorci - racconta Merendelli il giorno dopo - e lui ha accettato. Quando è arrivato è successo il finimondo. Agli attori non avevo detto niente per non farli agitare e se lo sono trovato davanti. E’ stata la serata più bella e più magica di tutte, abbiamo dato il meglio".
Aiutato da un amico che gli ha fatto la traduzione simultanea, Fiennes ha seguito la storia scritta da Andrea Merendelli e Paolo Pennacchini gustando le quattro portate preparate dalla Nena. E quando tutto è finito è rimasto a parlare con attori e registi, ha voluto sapere i loro progetti passati e futuri e si è perfino portato a casa il copione per rileggerlo con calma.
Immaginiamo la difficoltà di tradurre il testo dello spettacolo in diretta. "In realtà ha detto dio aver capito tutto o quasi, un po’ di italiano lo parla e lo capisce, e dove non arrivavano le parole lo hanno guidato la gestualità e le espressioni - spiega ancora Merendelli - ci ha confessato di essere rimasto stupito, che si aspettava qualcosa di più amatoriale e invece ha trovato professionisti di grande intensità, parole sue, capaci di dare molto di più e meglio di tanti attori hollywoodiani".
Le radici, le tradizioni, le storie raccontate e tramandate a voce di gente del posto che ancora a 90 anni ricorda quando un paracadutista "scese dal cielo" proprio a Sorci o ricordare quando Benigni e Troisi vennero al castello credendo di poter scrivere in santa pace la sceneggiatura di "Non ci resta che piangere" dove avrebbe dovuto girare il film e essere costretti a scappare e abbandonare il set perché assediati dai curiosi, danno un’anima che le grandi produzioni di Hollywood di certo non riescono a rendere.
"Gli abbiamo spiegato i nostri progetti e come lavoriamo, ha fatto domande a tutti. Gli attori sono stati tutti bravissimi, quando lo hanno visto tra il pubblico durante lo spettacolo non hanno battuto ciglio, solo dopo gli si sono piegate le gambe" ammette Merendelli. Mentre fuori del Castello si è creata crea un piccola folla per fotografare e salutare l’attore. Ma qui non è Hollywood. Qui è meglio.