
Folla tra i banchi della Fiera che inaugura la prima edizione di primavera Parcheggi esauriti e oggi si replica
"Knock, knock, knockin’ on Heaven’s door": in una Fiera immersa nel sole Bob Dylan invita, come fa da 42 anni, a bussare alle porte del Paradiso. Una colonna sonora che avvolge all’ingresso della prima Antiquaria di primavera. E che sembra risentire del clima di un evento che dà del tu al tempo. Il vecchio Bob è affiancato dal grido di libertà di Keith Carradine, "Sono facile", che poi significa disponibile, e in fondo non c’è niente di più trasparente della Fiera. C’è il sole e l’evento vola, c’è la pioggia e l’evento atterra. Solo l’acqua può sciogliere il sale di una distesa di banchi che invade il centro. Sono duecento quelli degli antiquari titolari, ai quali se ne aggiungono una decina di spuntisti, più i commercianti in sede fissa che si allargano anche all’esterno.
Le strade sono affollate: l’impressione è che gli affari non manchino. La leva resta quella dei prezzi, che si alzano e si abbassano come la musica di Bob Dylan. Certo, quello che vale davvero costa, difficile trovare l’occasione che cambia la vita. E nella mappa della Fiera ormai in molti sanno dove rivolgersi. Ma nel più ci sta il meno: e l’Antiquaria piazza un’altra edizione di quelle che aiutano il centro a ripartire. I mesi dopo la Città di Natale non sono stati travolgenti, però in giro si sente parlare tante lingue: perfino l’inglese in salsa americana, di chi malgrado gli schiaffi di Trump all’Europa, resta innamorato del vecchio continente. E i banchi regalano il colpo d’occhio di un ritorno in piazza in grande stile: in una delle Fiere in Italia in grado di spaziare dai mappamondi ai libri, dai quadri al vintage, dall’argento agli oggetti sacri, ai tessuti, all’oro.
Nel cuore di una festa che non si ferma tra i banchi, contagia il centro, si allunga nelle code davanti ai ristoranti di punta. Nella parte alta del Corso non si passa, proprio come a Natale e i lembi estremi della Fiera godono di una coperta tanto lunga da arrivare dappertutto. In via Cavour, penalizzata anni fa dallo sfratto agli artigiani, i banchi arrivano fino all’ingresso di piazza della Badia, vuota come sempre.
Il parcheggio della Cadorna, dove il sole si infila dappertutto dopo l’abbattimento della sede ex Enel e della vecchia palazzina comando, è il primo termometro del successo. Da lì il serpentone dall’ingresso di via Guido Monaco guadagna il Corso e piazza Grande da una parte, e l’area intorno al Duomo dall’altra. Francesi, tedeschi, spagnoli, giapponesi. E soprattutto italiani, mattatori di primavera, in attesa di lasciare d’estate il testimone agli stranieri. Lazio in forze, Romagna, l’altra Toscana ma anche tanto nord e una bella fetta di sud. La Fiera gonfia il petto, prima delle super edizioni di giugno e di dicembre: peccato sia stata azzerata da anni l’edizione straordinaria del 25 aprile. Funzionava da sola: ma a noi, a differenza di Carradine, le cose facili non ci piacciono.