Arezzo, 31 agosto 2024 – Arrivano alla spicciolata, si muovono ondeggiando tra i vialetti del Prato, alla ricerca della piazzola giusta. Qualcuno sbaglia postazione, ma i vigili urbani «armati» di mappa, sono più efficaci di un navigatore.
«Vada lì, percorra quel lato e con gli altri furgoni componete una L». L’alfabeto non c’entra, perché il Prato strizza l’occhio a Venezia (con la sua Mostra del Cinema) e diventa red carpet dell’Antiquaria di settembre, la «regina» che sale sul trono più prestigioso della città. E loro, gli espositori, sono i gran cerimonieri. «Come stai Franco? È già passato un anno..».
Risposta: «Siamo ancora qui, Aldo!» e giù abbracci e pacche sulle spalle. Gli antiquari riallacciano fili di un legame che sfida il tempo. Arrivano da tutt’Italia, molti da Roma, altri dall’Emilia Romagna e pure da Napoli. Si affrettano a scaricare, sudano nella morsa dell’afa per montare i gazebo e allestire i banchi coi tesori che ognuno custodisce e da oggi mostra ai visitatori.
Qualcuno commenta la lunga attesa in coda prima di salire al Prato: «Siamo stati al parcheggio del cimitero un’ora prima di avere l’ok. È sempre la burocrazia a complicare le cose e la vita delle persone». L’attesa c’è stata per l’ok definitivo dagli esperti che tutelano il parco storico, ma al disagio dell’arrivo subentra in fretta la «conquista» della piazzola che fino a domenica sarà, per ciascuno, una sorta di palcoscenico personalizzato. Scatole di cartone con il disegno della banana «da dieci e lode» compongono improbabili torri, un pò in equilibrio precario sul selciato e lungo i camminamenti ai piedi della Fortezza. Basta sbirciare e si scopre un mondo: oggetti di porcellana, antichi ventagli, posateria in argento, vecchie foto e manifesti. Che attendono di brillare sotto la luce dei riflettori: oggi e domani, nell’intreccio con la Giostra del Saracino e in una città mai così tanto affascinante nei suoi colori e nella sua identità. «Devo scaricare ma nello spazio che mi hanno assegnato c’è una panchina, come faccio?», protesta un espositore. Il collega, prova a stemperare il disappunto con la proverbiale ironia dei romani: «Tranquillo fratè, mo’ prendo il frullino e seghiamo la panchina». Battuta che riporta il sereno nel capannello di antiquari che assistono alla scena e commentano. Risate impastate di caldo e previsioni, alla fine tutto risolto. «La fiera di settembre è una garanzia, noi non manchiamo mai», spiega una coppia valdarnese al traguardo dei 50 anni di matrimonio. Storie di vite appiccicate agli oggetti che custodiscono altre storie. Trillano i telefonini degli strateghi di Palazzo Cavallo, al volante della macchina logistica: sono gli «spuntisti» che chiedono un posto al sole, qui nel Prato dove tutto si anima e il passato torna presente. «Sarà la fiera dei record», azzarda uno degli espositori storici che conosce bene l’effetto di una location molto apprezzata dai visitatori - specie in questi giorni di canicola - e sa che il binomio Fiera-Giostra genera sempre numeri vincenti e alimenta il motore di un fine settimana da incorniciare. Con i ristoranti pieni e i turisti storditi nel tourbillon di appuntamenti che infiammano la notte dei quartieri. Piazza Grande è splendida, nella sua Giostra: non solo quella dei cavalieri che sfidano il Buratto, ma pure per la giostra di colori, simboli e volti che raccontano una storia unica.