LUCIA BIGOZZI
Cronaca

Fiera: pienone e nuove regole. Boom di antiquari, tanti turisti. Una piazza per il vintage doc

Limiti alla tipologia in crescita, spazio solo a quella di qualità: caccia a una sede unica sul percorso. Titolari quasi al tutto esaurito, 240 banchi. Caldo ma un buon afflusso di visitatori

Buon afflusso tra i banchi fino dal mattino: 240 espositori lungo il percorso della Fiera, presenze in crescita

Buon afflusso tra i banchi fino dal mattino: 240 espositori lungo il percorso della Fiera, presenze in crescita

Arezzo, 7 luglio 2024 – Luglio non tradisce. Fa caldo sul percorso della Fiera, ripido come tutto il centro ma riscalda il cuore: in un mese non sempre propizio la Fiera infila un’edizione da 236 espositori. Una quindicina di spuntisti, i titolari quasi al tutto esaurito. Gridano "presente" al sole di luglio e alla manifestazione che non perde colpi. Tornano perfino alcuni dandy, stavolta in versione privata: sfoggiano la mise fino a piazza del Comune. Giri lo sguardo al portone appena restaurato della Cattedrale addobbato di fiori bianchi per un matrimonio, e ti prepari al tuffo negli oggetti che raccontano storie dal passato.

Invece, virando da via Ricasoli, ti imbatti nella "stecca": camicie hawayane, affondate tra jeans ricamati e capi di abbigliamento senza alcun legame con l’Antiquaria. E se scivoli di qualche metro ecco in via Cesalpino perfino un banco di magliette - non agè - delle squadre del cuore. E c’è perfino chi propone fasce per capelli e bigiotteria contemporanea. É il solito ritornello che non ci piace tanto: per la regina degli eventi aretini che nel tempo arricchisce il suo fascino sulla qualità degli espositori tenendo testa a Parma, non è un bel biglietto da visita.

E ieri c’erano tantissimi turisti, a caccia dell’oggetto particolare che solo l’Antiquaria aretina sa proporre nei banchi degli espositori doc. Cosa fare? Ai piani alti di Palazzo Cavallo si lavora al nuovo regolamento, la linea tracciata dall’assessore Chierici è chiara: arginare il vintage "camuffato" e valorizzare quello vero. L’unica via d’uscita per fronteggiare le camicie hawayane è mettere mano alle regole che prevedono l’accesso alla Fiera di chi ha in tasca un codice Ateco. È il primo step del progetto che poi dovrà passare al vaglio - e ai voti - del consiglio comunale.

La seconda fase: individuare un’area dove collocare i banchi con il vintage di qualità. L’esperimento dell’ex chiesa di Sant’Ignazio, non gestito dal Comune, è durato lo spazio di un paio di mesi, ma il flusso di visitatori ha segnalato l’interesse verso un settore che spazia dai primi del 1900 fino agli anni 50-60, e ben si armonizza con l’Antiquaria. Un’Antiquaria che non scoppia di salute ma sta benissimo. Un tratto di via Ricasoli è ancora transennato, ma le alternative sono piene di banchi, piazzetta sotto il palazzo vescovile in testa. Sant’Agostino sfoggia una bella cerchia di banchini di artigianato: nonostante la collocazione decentrata rispetto al percorso espositivo, i protagonisti rispondono.

E il mondo della Fiera, Fondazione Intour in testa, tocca e ritocca la segnaletica: ce n’è una nuova di zecca che traina i visitatori dentro l’evento. Tuttavia, una piccola cura ai dettagli non guasterebbe (perchè Corso maiuscolo e Italia no? E Piazza Grande non si è proprio meritata il doppio maiuscolo?) ma intanto l’idea fa della Fiera un bel villaggio in movimento. Un villaggio con le sue crepe (alla Badia un solo banco e poco antiquario), le sue zone deboli (in via Bicchieraia bastano i pittori?), le sue zone di forza, i suoi ingorghi sotto le Logge tra tavolini e banchi.

Ma che brulica, di stranieri con i cinesi a rimandare in tempo reale oggetti e tesori da qui a Pechino via cellulare e diretta video. Da un mondo all’altro, da un luglio all’altro. Perchè tutto il mondo è paese ma qui resta il centro del villaggio.