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Un’edizione non da record ma che ha registrato circa ventimila presenze in città
di Lucia BigozziAREZZOLo scheletro, il visitatore più scarno della Fiera ed eternamente in vendita in cima al Corso, non si è perso neanche l’edizione di marzo. E come lui non se la sono persa migliaia di persone. La domenica conferma e rafforza il verdetto del sabato: non è stata l’edizione migliore, di quelle che sorpassano agilmente quota trentamila, ma certo è rimasta intorno alle ventimila presenze che disegnano il trend stabile dell’Antiquaria. Che aspetta solida le prossime corse, di maggior richiamo, a cominciare da quella di aprile, la prima con l’ora legale e le giornate lunghe. Conferma di essere l’unico evento del calendario aretino a riempire il centro dodici mesi su dodici, senza eccezioni. Pane per i denti dell’assessore Chierici, da cinque anni alla guida dell’evento: nel tempo ha soprattutto centrato l’operazione nuovo bando, che ha ridato linfa e volti ai partecipanti. Forse ora si tratta di rilanciare la promozione e magari di scandire qualche iniziativa che riporti la Fiera sotto i riflettori. Una su tutte: annunciare in largo anticipo la edizione fiume di giugno. Mancano tre mesi, ma il successo della terza giornata è legato al tempo a disposizione per lanciarla. L’idea è ottima, quella terza giornata di banchi se non ci fosse andrebbe inventata: ma è meglio partire con largo anticipo.
La data d’oro non è intasata da altri eventi ma metterci il cappello sopra fa bene. Intanto abbiamo provato a tastare il polso degli antiquari: verrebbero? Qualcuno storce il naso, qualcuno si illumina ma no non te lo dice nessuno: e c’è anche chi ha già prenotato la notte al B&B. È un festivo, va a ruota alla Fiera, è una terza occasione nel mercatino più goloso d’Italia. Certo, per chi vive e lavora all’aperto la fatica è tanta, tre giorni di levatacce, un carico superiore al solito per aggiornare i banchi. Ma la risposta degli oltre 200 titolari sarà di massa, almeno sulla base delle risposte che riceviamo. Sta al Comune andare a dritto anche se ci fossero degli operatori imbronciati. Si sa, la Fiera può essere piuma e può essere ferro, lì dove si insediano i banchi non entra altro e soprattutto nella bella stagione gli spazi all’aperto sono molto contesi.
In cambio la città potrebbe richiedere agli antiquari il rispetto un po’ più scrupoloso degli orari: ieri alle 14 già diversi banchi avevano iniziato le grandi manovre, troppo presto, specie se in assenza di pioggia. Mentre prosegue e si allarga il fenomeno delle botteghe provvisorie, una sorta di temporary dell’Antiquaria. Ce ne sono che aprono una volta all’anno e poco più, spesso garantendo un viaggio a sorpresa nel tempo: ce n’è una in via dell’Orto, un vecchio fondo, gli scalini di pietra e due piani di pezzi da non perdere. È l’altra Fiera, che non si arrampica sugli sconti o sugli oggetti di dubbio antiquariato, gettonatissima dai turisti, perfino nelle giornate di pioggia. Ma che tiri il vento o ci sia il sole resta scoperto un nervo sensibile: i bancomat. La Fiera attira visitatori da tutta Italia a spendere sulle sue strade, e chi ha finito i soldi fatica a fare rifornimento. Ma il martello è proprio obbligatorio darselo sulle dita?