Filiera della moda. Monitoraggio di Cna Valdarno. “Non siamo ancora fuori dalla crisi”

L'analisi di Paolo Pernici, presidente degli artigiani valdarnesi.

Paolo Pernici

Paolo Pernici

Arezzo, 11 luglio 2024 – “Dobbiamo adesso stare sulla difensiva e tamponare il momento di difficoltà , perché ancora non si notano i segnali della ripresa . Le filiere della moda sono una parte significativa dell'economia toscana e il “made in Italy” è un valore da tutelare, perché rappresenta il nostro saper fare. Il Governo nazionale e la Regione devono prestarci la dovuta attenzione; noi dobbiamo incentivare la manualità e quindi la formazione partendo dalle scuole, anche se magari in alcune lavorazioni il peso della tecnologia è maggiore, ma la qualità della manifattura artigianale italiana è necessaria per il mondo della moda”. Parole espresse da Paolo Pernici, presidente di CNA Valdarno e CNA Federmoda Toscana , che aggiunge: “La nostra associazione di categoria deve alimentare rapporti e relazioni per poter dire la sua e CNA Federmoda chiede attenzione per la sostenibilità economica delle filiere, che potrà essere garantita soltanto con un giusto compenso in tutti i passaggi. In questo modo, le nostre filiere saranno sane e certificate”. Pernici non nega le criticità dell'attuale fase congiunturale: “ La pelletteria in particolare sta segnando il passo da fine 2022; sembrava una crisi transitoria, ma in realtà i contorni che sta assumendo sono più preoccupanti. Se si guarda il contesto nazionale, è chiaro che il contraccolpo è più forte nelle aree in cui la moda ha una maggiore rilevanza in termini di produzione, per questo oltre che al Governo ci siamo rivolti anche alla Regione Toscana”.

“Abbiamo chiesto due misure di emergenza – sottolinea Pernici - e la prima riguarda il prolungamento della cassa integrazione, perché vi sono aziende che hanno iniziato a esplorare il “monte ore”. La seconda richiesta è stata quella di una moratoria sui finanziamenti garantiti, perché in un momento di crisi occorre prolungare i termini di finanziamento. Abbiamo inoltre richiesto l'apertura di un tavolo permanente di confronto con la Regione Toscana e il presidente Eugenio Giani si è attivato per esercitare la pressione sui Ministeri, che non sempre hanno a disposizione numeri aggiornati o che a volte si affaticano a inquadrare le specificità anche geografiche del settore . Da considerare ad esempio il fatto che l'abbigliamento ha palesato difficoltà solo negli ultimi mesi, rispetto alla già ricordata filiera della pelletteria (che ne risente dalla concia fino agli accessori metallici) e di conseguenza alcune aziende non hanno affrontato la questione della cassa integrazione, mentre altri, invece, sono arrivati ​​all'esaurimento delle ore. Non c'è insomma uniformità. Vogliamo prevenire chiusure e licenziamenti che oggi non si leggono nei numeri, ma che saranno certi nell'immediato futuro se non si prenderanno provvedimenti subito”.

Ma quali cause hanno determinato questa crisi? “Parleremo di concause – dichiara Pernici – e la principale è il rallentamento del mercato cinese; la crisi immobiliare che ha investito quel Paese ha creato difficoltà alla classe media, che ha smesso di acquistare. Una sicurezza che è venuta meno e quindi il mercato cinese si è fermato. In più, nel post Covid i grandi marchi erano ripartiti con euforia e, nella speranza di vendite che sembravano in crescita, avevano riempito i magazzini, poi il mercato si è improvvisamente bloccato ei marchi si sono trovati a dover smaltire le rimanenze, creando lo stallo nella catena produttiva. Meno rilevante l'incidenza di inflazione e carovita, perché la variabile che conta nel nostro settore è la fiducia nelle prospettive. Se le persone si sentono sicure, allora si stancano e l'inflazione non le frena. Dal punto di vista produttivo, l'aumento dei costi è stato significativo e ha gravato sulle imprese che utilizzano più energia”. E le vendite online? “Vi sono negozi fisici che hanno investito anche nel web, combinando le due formule di vendita; i più piccoli, che non hanno innovato, si sono ritrovati in difficoltà”. Da parte di CNA e di tutte le categorie economiche è stata apprezzata, in ambito locale, la disponibilità data dalla Banca di Credito Cooperativo del Valdarno nei confronti delle aziende del settore, con lo stanziamento di un plafond di 5 milioni di euro per il comparto.