MARIA ROSA DI TERMINE
Cronaca

Fimer, il Cda resta l’ago della bilancia Senza dimissioni niente 5 milioni

Dopo la svolta regna la cautela. Paoletti ( Cisl): "Aspettiamo la scadenza dell’8 settembre". Il clima in fabbrica

Fimer, il Cda resta l’ago della bilancia Senza dimissioni niente 5 milioni

di Maria Rosa Di Termine

"Cautela". Non cambia la parola d’ordine del sindacato dopo il decreto del Tribunale di Milano che ha dato un primo via libera alla richiesta presentata dalla Fimer di contrarre con "Ma Solar Italy Limited", realtà creata a fine marzo da Greybull Capital e McLaren Applied per l’acquisizione del gruppo del solar, un finanziamento urgente per euro 4 milioni e 900 mila euro. Soldi necessari per salvaguardare la società e continuare nell’attività di impresa.

Un passo che sembra andare nella direzione auspicata del passaggio dell’azienda lombarda agli investitori d’oltre Manica e propedeutico al rilancio dello stabilimento di Terranuova. Ma in Valdarno i lavoratori e i loro rappresentanti aspettano i fatti e quella concretezza che, purtroppo, nella vicenda è mancata ciclicamente, tra colpi di scena, speranze di svolte definitive e improvvise docce fredde.

E così Ilaria Paoletti segretaria provinciale della Fim Cisl preferisce non sbilanciarsi nei giudizi anche perché l’immissione di liquidità è subordinata "ad una serie di adempimenti procedurali da parte del Cda e dei soci", come specificato nella nota di GreybullMcLaren, che dovranno essere rispettati alla scadenza fissata dai giudici milanesi, ovvero l’8 settembre. Un adempimento su tutti: le dimissioni dell’attuale Cda. E dunque conviene aspettare prima di azzardare nuovi assetti. "Apprezzo la celerità del Tribunale di Milano e dell’organo commissariale – precisa allora la sindacalista – che hanno preso una decisione importante non facendo coincidere l’istanza dei 5 milioni con l’ammissione al concordato. In caso contrario si poteva ripetere un film già visto troppe volte, con l’annuncio dell’arrivo di altri fondi di investimento e la perdita di settimane. Ritardi che non possiamo più permetterci".

Da qui a cantar vittoria, quindi, ce ne corre, proprio per quei passaggi di natura tecnica richiesti da chi è intenzionato a rilevare Fimer. "Seguiamo la vertenza da anni – prosegue - e sappiamo che certi step potrebbero non risultare agevoli in base all’esperienza del passato con Cda e proprietà che dovevano dimettersi o passare la mano e non l’hanno fatto". Piedi di piombo, insomma, si resta vigili, ma alla finestra, con la speranza "che tutto vada come deve andare", dice la segretaria. E aggiunge: "Se il percorso darà gli esiti auspicati entro il termine previsto ritengo che sia necessario, come caldeggiamo da tempo, il coinvolgimento del Ministero delle Imprese e del Made in Italy perché gestisca insieme alle organizzazioni sindacali e alle istituzioni regionali e locali questa fase cruciale".

Prevale a maggior ragione la prudenza anche tra i dipendenti della fabbrica che continuano a usufruire del contratto di solidarietà e lavorano due giorni la settimana a seconda dei reparti. "Di fronte ai continui cambi di scenario, ai comunicati stampa a ripetizione che annunciano soluzioni poi contraddette – conclude l’esponente della Fim - il clima non è certo dei migliori e non potrebbe essere altrimenti vista la dimensione di futuro incerto vissuta ormai da mesi da chi lavora e continua a credere in questa azienda".