di Lucia Bigozzi
Alberto Pierini
Pendono dalle sbarre dei cancelli. Le conoscono ormai a memoria come se fosse passato non un mese ma un anno dal momento in cui era iniziata l’occupazione. E invece è un mese esatto proprio oggi.
Un mese, dalla grande rabbia di quel primo giugno, nel quale avevano visto andare in frantumi la gioia di aver ritrovato un lavoro sicuro. Alla grande paura di poter perdere le speranze di allora e la fatica incredibile di questi trenta giorni.
La Fimer ieri ha vissuto un’altra giornata di schermaglie.m Tutto ruotava intorno alla call, si chiamano così ormai i confronti faccia a faccia sia pur da remoto, convocata per le 17.30. E’ una vertenza dagli orari in salita, dove tutto si gioca dal tramonto in poi.
Al video o al telefono i protagonisti. Da questa parte, quella dei cancelli e delle loro sbarre, i sindacalisti, impegnati pancia in terra per vincere questa battaglia. In genere con loro il sindaco Sergio Chienni, non sappiamo se anche tra le maglie di quest’ultima call.
Dall’altra parte gli interlocutori tradizionali, i due delle ultime ore. Uno è Luca Bertazzini, consigliere del Cda, l’unico in tribunale per la udienza finale aretina. L’altro è l’avvocato Stefano Ambrosini, legale del consiglio di amministrazione e in campo in tutta questa ultima fase e non solo.
Fuori i dipendenti. Non nel solito numero. La piccola folla di operai ai cancelli fa parte di un’altra fase di questa vicenda. Ora la fatica è tanta e se non sei di turno per l’occupazione preferisci aspettare notizie da casa.
Quali notizie? Le bocche all’uscita sono cucite, i cellulari suonano a vuoto. Per certo non viene rimessa in discussione la scelta di tornare al lavoro lunedì. Anche se qualcuno qua e là l’ha vista in bilico. Perché aspettano garanzie che non arrivano.
In realtà la decisione di ripartire era stata presa giovedì, sia pur a fatica. La famosa "tregua armata". Tutti dentro ma pronti a tornare tutti fuori.
Uno dei nodi resta quello degli stipendi. Anzi uno, lo stipendio di giugno, che poi in realtà è quello maturato a maggio. Arriverà? In giro i toni sono drastici: o viene pagato entro la fine della settimana o si ricomincia da zero.
Dalla call di ieri soldi sonanti non ci sono. La controparte ha iniziato il pressing sul tribunale per avere il via libera alla liquidità anche in un fase di concordato preventivo, sia pur in fase di elaborazione. Quello che sembra certo è che il versamento non arriverà entro il 5 luglio, mercoledì. Sulla call le promesse si inseguono, la fiducia molto meno.
L’altro nodo del contendere è quello dell’investitore. Perché uno stipendio, pur preziosissimo, non fa primavera: e la gente vuole sapere fino a quando potrà appendere la propria vita alla Fimer. Ma è un altro punto senza certezze: del resto l’ultima richiesta era stata di altri venti giorni per profilare un accordo binding, vincolante, con uno dei soggetti interessati.
"Ma ci sono davvero?" ci guarda sconsolato uno dei dipendenti. Dietro quei cancelli si lavora anche a capire le condizioni del rientro in fabbrica: quanti da lunedì, in che orari, fino a quando. Domande che dai cancelli si allargano a tutta Terranuova. "Senza questa azienda è una città intera che andrà in crisi" commenta un ex dipendente della Fimer. Lontano ma vicinissimo alle sbarre di quei cancelli.