LUCIA BIGOZZI
Cronaca

Fuga dall’ospedale: rebus primari: "Costretto a uscire, servizi a rischio"

La misura in Finanziaria sulle pensioni del pubblico impiego ha già messo in allarme medici e infermieri. San Donato, Ciabatti: "Ho i requisiti, sono rimasto per dare la mia esperienza ai giovani. Ora al bivio" .

Fuga dall’ospedale: rebus primari: "Costretto a uscire, servizi a rischio"

Il giorno delle 67 candeline sulla torta lo ha passato a sfogliare la margherita del suo futuro e a ragionare su un rebus: vado o resto? Pier Guido Ciabatti, primario del reparto di Otorinolaringoiatria del San Donato dovrà scegliere a fine mese se andare in pensione e lasciare l’ospedale il 31 dicembre o restare, pur rinunciando a un taglio robusto della pensione, come previsto nella bozza della legge di stabilità che rivede le aliquote previdenziali. Non è una decisione facile per chi, come lui, è entrato al San Donato nel 1989 e da lì ha visto passare stagioni, colleghi, problemi e traguardi. Ciabatti ha raggiunto i requisiti il 28 febbraio e avrebbe potuto andare in pensione dal primo marzo, ma è rimasto al timone del reparto specialistico.

Dottor Ciabatti, perchè ha deciso di restare?

"La medicina in ogni branca o distretto, si fa in maniera completa dentro l’ospedale. Lo dico dal mio osservatorio, perchè l’ospedale è il luogo dove si gestisce la complessità della patologia: di fronte a un problema complesso, nell’ospedale ci possiamo avvalere di tutte le professionalità collegate alla patologia".

Perchè ha detto no a marzo?

"L’ho fatto per il piacere di praticare la medicina a livello più completo. Oggi l’ospedale non è più un luogo solo di cura ma anche di formazione. Secondo la legge europea, per formare un numero sufficiente di specialisti le sedi universitarie hanno dovuto aggregarsi agli ospedali territoriali perchè noi abbiamo i volumi e la casistica su cui poter far fare esperienza agli specializzandi".

Il ruolo del San Donato?

"L’ospedale e il reparto di Otorino e chirurgia cervico-facciale, è stato tra i primi a entrare nella rete formativa universitaria: abbiamo due specializzandi presenti da ormai quattro anni. Il mio reparto, sopratutto nella chirurgia legata a patologie gravi, si confronta a pari dignità con strutture di livello nazionale".

Cosa rischia oggi?

"Considerata la mia età, anzichè andare in strutture private ho scelto di restare in ospedale perchè ritengo un dovere morale passare la mia esperienza ai giovani che lavorano nella struttura pubblica e agli specializzando. Ho fatto una scelta di appagamento e non di pagamento. Infatti il 28 febbraio ho raggiunto il massimo dei contriubuti e da allora non ho nessun miglioramento economico".

Pensa di accelerare l’uscita?

"Con la norma contenuta in Finanziaria, rischio di essere pesantemente penalizzato. Mi trovo a dover decidere se andare via o rimanere. Considero molto ingiusto per chi ha i requisiti e decide di restare per regalare la sua esperienza ad altri, senza nessun guadagno ulteriore, anzi rimettendoci, correre il rischio di vedersi decurtata la pensione".

Ha avviato la pratica?

"Mi sono già informato".

La fuga dei medici, si parla di 10-15 professionisti per il San Donato quali effetti provocherebbe?

"Il rischio è un taglio dei servizi. Se confermata, la misura avrà un impatto dirompente sulle strutture sanitarie pubbliche perchè i medici che usciranno il 31 dicembre non potranno essere sostituiti prima di 6-9 mesi, il tempo tecnico per l’azienda di costruire l’iter concorsuale. Il che significa avere un vuoto nei reparti e sopratutto di personale con esperienza".

Potrebbe incentivare l’approdo al privato?

"L’effetto indiretto di questa misura è alimentare il sistema privato con l’ingresso di professionisti già formati e di esperienza. Il sistema privato ne trarrebbe un vantaggio perchè non avrebbe bisogno di investire in formazione".