Gaia Papi
Cronaca

Il blitz dei ladri dura solo 6 minuti, portano via più di 100mila euro d’argento

Strada bloccata con i furgoni rubati, almeno nove persone in azione in fuga prima dell’arrivo delle forze dell’ordine

L'azienda

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Arezzo, 8 novembre 2024 – Un altro colpo al mondo dei preziosi, il ventunesimo da inizio dell’anno, messo a segno con estrema destrezza. Auto rubate utilizzate per bloccare il traffico, e in azione una banda che di improvvisato aveva ben poco. E’ successo nella notte tra mercoledì e giovedì a Borghetto di Monte San Savino, nel mirino la ditta Scatragli, dal 1983 specializzata nella lavorazione di catene in argento. Sono le 1.35 quando scatta l’allarme.

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L’occhio delle telecamere di sorveglianza registra tutto. In appena sei minuti la banda entra, colpisce e fugge. Sono una decina, sette in azione gli altri come palo, tutti con volto travisato, tute bianche e occhiali con visore notturno. Prima di entrare hanno divelto il cancello, poi, armati di mazza, hanno sfondato la porta laterale. Una volta dentro, in una manciata di minuti, hanno fatto razzia di rotoli di argento che hanno trovato sui banconi. Pochi, forse, rispetto alla quantità presente in azienda. Sì, perché sono riusciti a metter mano solo sui preziosi lontani dalla zona in cui era stato recentemente montato un sistema di sicurezza di ultima generazione a nebbiogeni, apparato che satura l’ambiente con una densa nebbia impenetrabile, che impedisce al ladro di vedere e quindi di rubare o danneggiare qualsiasi cosa, costringendolo alla fuga.

E così è stato. Sei minuti in azione; otto quelli serviti alle forze dell’ordine per giungere sul posto. Prima due pattuglie della vigilanza, poi carabinieri e polizia di pattuglia in zona per un servizio straordinario. Un intervento lampo quello delle forze dell’ordine, nonostante la banda avesse messo in piedi una vera e propria azione militare.

Ore prima il commando aveva fatto irruzione nella vicina azienda edile Bencivenga, rubando quattro mezzi, tra auto, un furgone e un camion. Due li avevano intraversati in mezzo alla carreggiata, bloccando la provinciale 327, la grande arteria che attraversa la Valdichiana aretina e senese, con l’obiettivo di rallentare l’arrivo dei soccorsi. Con gli altri, i banditi sono fuggiti. Un colpo da professionisti, il cui bottino con ogni probabilità è superiore ai cento chili, quindi tra i settanta e cento mila euro. Una razzia che i titolari hanno visto in diretta sui loro cellulari. Di recente avevano provveduto ad installare sistemi di sicurezza di ultima generazione, difronte ai quali il jammer, lo strumento recentemente utilizzato dai ladri per inibire il segnale antifurto, con ogni probabilità messo in campo anche in questo caso, poco ha potuto fare.

L’allarme, e i nebbiogeni, hanno infatti fatto il loro dovere. Intanto sull’episodio stanno indagando i carabinieri della compagnia di Cortona e la Polizia di Stato. Ultimo colpo di una lunga serie. Quello della scorsa notte è avvenuto a Borghetto di Monte San Savino, nella zona industriale tra Alberoro e Montagnano.

Siamo a poco meno di una decina di chilometri da Tegoleto dove, a fine ottobre si sono ripetuti, con un’allarmante sequenza, i colpi alle aziende di preziosi. Il 21 ottobre in appena sei minuti i ladri entrano nella Joker Preziosi di Tegoleto, ma escono a mani vuote. Non contenti, quattro giorni dopo ci riprovano, il bottino si aggirava sui 40 mila euro. E poi c’è stato il tentato colpo alla New Chain visitata dai ladri nella notte tra il 23 e il 24 ottobre. Anch’essa era già stata svaligiata lo scorso luglio durante un assalto che aveva fruttato ai malviventi un bottino da oltre 150 mila euro.

Una escalation preoccupante che fa tornare la memoria al 2011, annus horribilis per il comparto a causa dei numerosi furti. Continui sono i tavoli in prefettura tra le associazioni di categoria e il prefetto Di Nuzzo che, in occasione dell’ultimo incontro ha spiegato come fossero stati potenziati i pattugliamenti anche con l’ausilio di forze provenienti da altre province e regioni. Ma sembra non bastare, e gli imprenditori orafi ora chiedono l’intervento dell’esercito.