Arezzo, 4 dicembre 2024 – Si era perso nelle campagne di Laterina dopo il colpo da 150mila euro alla Fullove. Non aveva idea di dove fosse ed è andato al bar del paese per cercare un telefono. Aveva le scarpe sporche di fango. Chi era lì a prendere il caffè si è insospettito e ha chiamato il 112. Così è stato acciuffato il primo dei sei componenti di una delle bande che da inizio anno stanno mettendo a ferro e fuoco il distretto orafo aretino. Poco dopo anche per il secondo membro del commando sono scattate le manette. Era a bordo di una lancia Y lungo una strada sterrata. L’auto procedeva lenta, a tratti si fermava, poi ripartiva. Chi era al volante cercava l’amico smarrito.
Sono stati loro due, il primo venticinque anni, l’altro di qualche anno di più, entrambi rumeni i primi due componenti di una delle bande dei colpi all’oro a finire cella. Di una, sì, perché gli investigatori, carabinieri e polizia che hanno portato avanti l’operazione in tandem, ipotizzano siano almeno un paio, forse tre, le batterie che da inizio anno hanno fatto razzia in 24 aziende del territorio. Più di due colpi al mese quelli che hanno terrorizzato il distretto più grande d’Europa: tecniche para militari, specializzati, con un addestramento di livello. Questo raccontano i precedenti. Ma il vento ora sta cambiando ad Arezzo: gli investigatori mantengono prudenza nelle dichiarazioni, e riserbo nelle indagini, ma adesso si intravede la luce infondo al tunnel. Anche perché gli agenti della Questura insieme ai carabinieri hanno localizzato il “covo“ dei malviventi.
Si tratta di un bed and breakfast nel Pistoiese che era stato affittato dai due rumeni ora finiti in galera. Con loro c’erano gli altri componenti della banda ed è per questo che la loro identificazione è nell’ordine delle cose. Le immagini di videosorveglianza mostrano cinque ladri in azione ma in verità c’è anche un sesto uomo che con ogni probabilità aspetta gli altri “colleghi“ in strada, pronto a recuperarli e a pigiare sull’acceleratore se qualcosa andasse storto. E stavolta il passo falso lo hanno fatto davvero, quei malviventi.
È dopo il colpo del 28 novembre scorso alla Fullove che uno dei membri della banda si perde nelle campagne di Laterina. È mattina. Non ha il telefono con sè - strano per un ragazzo di 25 anni - e chiede, a chi è seduto al bar, del paese di fare una chiamata. Chi è lì a prendere il caffè si insospettisce - le sue scarpe erano sporche di fango - e chiama il 112. La gazzella dell’Arma arriva. I militari capiscono di aver fatto bingo. Ecco perché il ragazzo non avesse con sé il telefonino: c’era il rischio che l’apparecchio si potesse agganciare a qualche cella, geo localizzandolo nei pressi dell’azienda dove con ogni probabilità era. Poco dopo è stato beccato anche l’altro bandito che lo stava cercando: era alla guida di una lancia Y su una sterrata vicino l’azienda. La stessa che avevano attraversato il giorno prima per mettere a segno il raid. Anche lui è finito in manette e anche lui vestiva indumenti simili a quelli ripresi dalle telecamere dell’azienda. Tra l’altro il “match“ tra vestiti - compresi quelli trovati nell’appartamento - e immagini di videosorveglianza è servito anche per ricollegare quello che è stato l’altro (tentato) furto della banda. Quello alla New Chains di Tegoleto di qualche settimana prima. Gli indizi a loro carico erano pesantissimi e così polizia e carabinieri, coordinati anche dal servizio centrale operativo di Roma, hanno proceduto al fermo, poi convalidato dal gup che ha disposto anche la custodia preventiva in carcere.