Arezzo, 15 gennaio 2025 - “Ci siamo svegliati e ci siamo resi conto che durante la notte ci avevano svaligiato la casa”. È il racconto dell’ingegner Gabriele Clerissi, impegnato in città sul fronte Due Mari e cattivi odori, portandone avanti le battaglie a capo di due comitati. La sua villa è proprio tra la zona Ponte alla Nave e San Zeno.
“Domenica mattina con mia moglie e la nostra bambina di due anni, ci siamo alzati più tardi del solito, ma soprattutto con la gola e la bocca secca. Non capivamo il motivo”. Ma dopo qualche istante tutto è stato chiaro. “Quando sono sceso al piano terra ho visto la casa sottosopra. Qualcuno era entrato nella notte e ci aveva addormentato per agire indisturbato” continua a raccontare. E così effettivamente è accaduto. In disordine cassettoni, armadi. La porta aperta.
“Hanno portato via preziosi, soldi dai borselli, insieme ad alcuni cappotti. Tra i danni, il cambio serrature, e gli oggetti rubati ho conteggiato circa 15mila euro” spiega. “Uno dei cappotti l’ho ritrovato il giorno gettato dopo tra i vigneti, molto probabilmente la via di fuga presa dai ladri”. Un furto perfettamente organizzato. Nessuno ha visto niente, nessuno ha sentito il più minimo rumore.
“Sembra siano andati a colpo sicuro. Forse ci stavano osservando in attesa che venisse spenta la luce della camera in cui dormiamo tutti e tre insieme, per andare a colpo sicuro e addormentarci - immagina Clerissi. - L’idea che siano entrati nella stanza in cui stavamo dormendo anche con la bambina, che abbiano rovistato mentre noi eravamo lì, fa una certa impressione”. Di tracce nemmeno l’ombra.
“La polizia, che ho prontamente allertato, non ha trovato niente. Nei finestroni sono evidenti le impronte, sì ma di guanti. Non si sa come abbiano fatto ad aprire la persiana senza lasciare alcuna taccia di effrazione. E della porta hanno spaccato il cilindro per poi portarlo via. In casa sembra si siano mossi con consapevolezza. C’è un tavolo di cristallo in cui noi o gli amici battiamo sempre, invece i ladri non lo hanno minimamente toccato”. Ma forse non è esatto dire che nessuno aveva visto o sentito niente. “Giovedì, nel tardo pomeriggio, la mia bambina ha urlato: “mamma, babbo ho visto un uomo”. Poi mia moglie ha sentito un rumore. Ma non abbiamo dato peso né all’una, né all’altra. Adesso, ricostruendo l’accaduto, posso pensare che effettivamente la bimba aveva visto qualcuno che si stava aggirando nel giardino per studiare i nostri movimenti” continua.
“Magari si erano accorti che la notte non ero avvezzo a far partire l’allarme, abituato come ero fino a pochi mesi fa, ad avere il cane che gironzolava in giardino ed abbaiava al primo estraneo che si avvicina alla casa. Poi è morto, da settimane stavo pensando di prenderlo un altro, ma la zona è piena di cinghiali e così per il momento avevo desistito” continua. “Ma è il terzo furto che viviamo e non è facile”. Paura, amarezza, e anche dolore. “Tra gli oggetti rubati c’è anche un prezioso portachiavi che mi aveva regalato mio nonno. Un oggetto di valore, anche affettivo. “Ricordati di me un domani in cui non ci sarò più” mi aveva detto quel giorno in cui me l’ha regalato. Ci avevo attaccato le chiavi della mia prima auto. Insomma tra le varie cose, quella notte mi hanno portato via anche un pezzo di cuore”.