REDAZIONE AREZZO

Gabriele Veneri escluso dalla Fiera di Vicenza, lo sfogo: fatto fuori perchè li avevo criticati

A gennaio l'ex giostratore aveva parlato di organizzazione poco professionale. E ora denuncia: mi hanno tolto il mio stand

Gabriele Veneri

Arezzo, 4 settembre 2015 - A GENNAIO denunciò un’organizzazione «poco professionale» e «lontana dalle esigenze degli espositori». Oggi Gabriele Veneri, imprenditore orafo aretino, ci racconta la seconda puntata delle sue vicissitudini con la fiera di Vicenza. L’evento sta per aprire i battenti, ma Gabriele non ci sarà. La sua azienda la «SemAr», 50 addetti e almeno altri 100 nell’indotto salterà l’evento clou del comparto orafo mondiale.

«Questa storia ha inizio verso la metà del 2014 – spiega Gabriele – quando gli incaricati della fiera ci comunicarono che dall’anno successivo saremmo stati obbligati ad esporre con uno stand realizzato ed allestito direttamente dalla fiera». Ma non sarà così semplice: «Siamo stati costretti ad accettare le condizioni imposte. Non avevamo altra scelta: o accettare o fuori dalla fiera», prosegue l’orafo, conosciutissimo in città anche per il suo recente apssato di cavaliere del saracino.

«Ci garantirono - prosegue - che avrebbero installato tutte le personalizzazioni per esporre i nostri prodotti. Giunto finalmente il giorno di inizio, la nostra azienda si è trovata in una situazione veramente imbarazzante. Lo stand non era allestito, il nostro campionario era ammassato per terra e le pareti in vetro mostravano la SemAr in modo drammatico ai clienti nazionali ed internazionali, causando una grave perdita di immagine». Ma Veneri alla fiera di Vicenza non avrebbe comunque rinunciato nonostante la denuncia per il disagio e i danni sofferti, in questo appoggiato e sostenuto dalle associazioni di categoria.

ARRIVA PERÒ il colpo basso: «Alla fine di luglio, ci siamo visti negare la possibilità di esporre alla fiera di settembre». E dunque dopo tanti anni, la ditta aretina non sarà in fiera anche se Veneri è salito comunque a Vicenza pero esporre allo showroom «Gioje», a 100 metri dall’esposizione. «Per il futuro - aggiunge - saremo costretti nostro malgrado a destinare i nostri budget promozionali a manifestazioni fieristiche fuori dall’Italia. Peccato, siamo promotori del made in Italy e per venderlo dovremo andare all’estero». E’ molto amareggiato l’orafo e lancia, senza nascondersie, la sua invettiva contro il sistema fieristico: «Il potere nel settore dell’oreficeria è in mano alla fiera di Vicenza e non agli attori protagonisti che sono le imprese, che investono in risorse umane creando posti di lavoro, in tecnologie e capitali, rischiando ogni giorno, navigando in acque tempestose ormai note a chi conosce il mondo dell’impresa italiana».

E DA OGGI quale sarà il rapporto di Veneri con Vicenza? «Mentre allestiamo il nostro nuovo spazio, la fiera di Vicenza mi scrive offrendomi un piccolo stand a poche ore dall’inizio della manifestazione e a giochi fatti. Oltre il danno la beffa. Le fiere sono fatte dalle imprese e dagli imprenditori affinchè possano cercare alternative commerciali e promozionali valide, trovando il coraggio di alzare la testa. Le fiere senza le imprese non possono sopravvivere». E il sospetto è in trasparenza: fatti fuori per le critiche avanzate a gennaio.

Diego D'Ippolito