ALBERTO PIERINI
Cronaca

Ghinelli attacca D’Urso: "O io o lui" Bufera di accuse, va dal prefetto

Rabbia sulla legionella: "Non mi dà informazioni per decidere, non sa fare il suo mestiere o è irresponsabile". Il direttore Asl tace, resta la sua recente nota: "Le cause della morte devo riferirle solo alla magistratura".

Ghinelli attacca D’Urso: "O io o lui"  Bufera di accuse, va dal prefetto

Ghinelli attacca D’Urso: "O io o lui" Bufera di accuse, va dal prefetto

di Alberto Pierini

"O il direttore D’Urso non sa fare il suo mestiere. Oppure non può continuare a ricoprire quel ruolo e io contemporaneamente ad essere il sindaco di questa città". Firmato, anzi scandito con rabbia, Alessandro Ghinelli. Che il primo cittadino non abbia mai amato il direttore della Asl non è un segreto e forse non è neanche una notizia. Ma l’esplosione dell’altro giorno in consiglio comunale è davvero senza precedenti. Al centro la questione legionella: le ordinanze richieste al sindaco nella sua veste di autorità in materia di sanità pubblica e le informazioni ricevute dalla Asl per poter valutare il da farsi.

Per D’Urso, che lo aveva spiegato in una nota asciutta di pochi giorni fa, del tutto sufficienti e comunque nei limiti di quanto "sia possibile fornire senza sfociare in materie di esclusiva competenza dell’autorità giudiziaria". Per Ghinelli assolutamente insufficienti. Se non, ci ripete anche dopo la seduta in consiglio comunale, a volerlo far passare come uno "scrivano fiorentino" invece che come un’autorità sanitaria.

Una bufera: con il sindaco ad alzare i toni in consiglio, su assist di Mattia Delfini, uno dei consiglieri di Ora Ghinelli, e il direttore della Asl a preferire la linea del silenzio. Linea che tace ma non acconsente, rimandando semplicemente alla risposta mandata solo pochi giorni fa, davanti alle proteste del primo cittadino.

Lettera che nella sala consiliare Ghinelli sventola fin quasi a strapparla. "Dice che all’azienda spettano le azioni di prevenzione e ogni altro tipo di responsabilità passa in capo al sindaco". Ed ecco la scintilla: per quella responsabilità chiede le informazioni complete rispetto ai casi di legionella e alla morte avvenuta nei giorni scorsi. Informazioni che, dice, l’azienda si è rifiutata di fornirgli.

"Questa è un’aberrazione che il direttore D’Urso ha messo nelle mie mani, non posso far altro che chiedere udienza al Prefetto per chiedere se sono io fuori dal seminato". Una pausa neanche lunga e la ripartenza. "Per scrivere l’ordinanza devo avere tutte le informazioni necessarie a scriverla e firmarla". E quindi giù tuoni e i fulmini, come sempre sostenuto a fianco dalla vicesindaco Lucia Tanti: stavolta annuendo con convinzione.

"Questo significa che chi mi ha fatto la richiesta e mi ha scritto questa lettera o non sa fare il suo mestiere o è in cattiva fede o è un irresponsabile, decidete voi". In realtà gli stessi consiglieri non hanno tempo per decidere perché il fuoco di fila continua. "Oppure questa persona non può continuare a ricoprire quel ruolo e in contemporanea essere io il sindaco di questa città". Eccolo il vero e proprio "o io o lui": anche se alla fine i due incarichi promanano da fonti ben diverse, uno l’elettorato e l’altro la Regione, rendendo il "referendum" tra una figura e l’altra pressoché impossibile.

E il finale che scende nei dettagli. "La questione si vedrà dopo il 28, come saprete": è il giorno della sentenza Coingas, alla quale è appesa la prosecuzione del suo mandato, e mai come stavolta l’aveva esplicitata con tanta nettezza. "Già il giorno dopo prenderò le mie decisioni sulle azioni da porre in essere nei confronti del direttore generale D’Urso". Cita il 29 febbraio ma in realtà è il primo marzo, non essendo questo un anno bisestile: ma cambia poco, il messaggio è chiaro lo stesso.

In sintesi? Fatemi passare la curva del processo e stavolta vado fino in fondo. Prima mossa l’appello al Prefetto per porre la questione. Prefetto chiamato a "gestire" un cortocircuito istituzionale non irrilevante: dalla sua parte l’esperienza e il tratto dimostrato finora. E forse anche il tempo che, si sa, piano piano cura tutte le ferite. Beh, non parlavamo di sanità?