Arezzo, 6 febbraio 2021 - Una prima, significativa svolta sulle indagini relative alla scomparsa di Davide Pecorelli dall’Albania, arriva a un mese esatto da quando l’imprenditore ed ex arbitro ha fatto perdere le sue tracce. Dall’inchiesta proveniente da Tirana, infatti, è emerso che le ossa ritrovate all’interno della Skoda Fabia bruciata sono ossa umane.
Un particolare non di poco conto, considerando che, in queste settimane, erano stata avanzate svariate ipotesi riguardo i resti ritrovati nel veicolo. Rimane il fatto, comunque, che solo il 5% di un corpo era presente nel mezzo, quindi il mistero è ancora fitto anche da questo punto di vista. All’interno della Skoda gli investigatori hanno pure rinvenuto alcuni oggetti appartenenti al 45enne sangiustinese (il telefono cellulare e l’orologio), poi riconosciuti dalla compagna di Davide quando, quest’ultima, è stata sentita per la prima (e unica volta) dalla polizia albanese.
Qualcosa si è mosso anche per quanto riguarda il ‘giallo’ degli stessi resti umani «bloccati» a Tirana e attesi in Italia per la fatidica prova del Dna con quello del fratello dell’imprenditore. Il procuratore albanese – che ha seguito dall’inizio l’inchiesta – fino a lunedì deve rispettare la quarantena perchè sembra sia stato infettato dal Covid.
Al suo rientro firmerà tutta la documentazione e così, l’ufficiale di collegamento tra le due nazioni, potrà finalmente inoltrare il tutto presso la procura perugina, così da avere l’esito dell’esame dai giorni immediatamente successivi, quindi – si presume – entro la fine della prossima settimana.
Tutto questo mentre proseguono in parallelo gli accertamenti sul telefono ritrovato, con i periti italiani e albanesi che si stanno confrontando per stabilire le cause dell’incendio sull’auto presa a noleggio da Pecorelli subito dopo il suo arrivo, il 3 gennaio, all’aeroporto di Tirana. La pista dell’omicidio resta ovviamente ancora in piedi, come quella dell’allontanamento volontario: l’altro ieri la compagna albanese di Davide si è rivolta all’avvocato Giancarlo Viti per assisterla in questa delicata fase.
Il legale, per ora, attende gli sviluppi dell’inchiesta prima di intraprendere qualsiasi tipo di strada. Intanto sul caso che sta facendo discutere le vallate dell’Altotevere umbro e della Valtiberina toscana interviene il sindaco di San Giustino, Paolo Fratini, comune di residenza di Davide.
«Speriamo, quanto prima, di venire a conoscenza di quanto accaduto al nostro concittadino – afferma Fratini – sono personalmente vicino alla famiglia e a tutte le persone che conoscono questo imprenditore. Sono a contatto con gli inquirenti in attesa di avere notizie confortanti...».