Non ci sarà una porta santa da attraversare nel cuore della Ddiocesi, perchè il Papa ha sancito che l’unica sarà quella spalancata a San Pietro. Ma le porte della nostra chiesa mai saranno tanto aperte come per il Giubileo, ormai dietro l’angolo. Un Giubileo che in chiave aretina partirà sabato 28 dicembre: una grande processione da San Domenico, l’ingresso in Cattedrale, il rito solenne presieduto dal vescovo Andrea Migliavacca.
E nei giorni successivi analoghi riti celebrati a Cortona e a Sansepolcro, le concattedrali della grande diocesi voluta anni fa da Giovanni D’Ascenzi. Ma la mappa sarà molto più larga di quanto lo sia mai stata in passato. Migliavacca completa il percorso avviato nel giorno del suo ingresso, quasi confuso in una nuvola di giovani e lancia la chiesa sul territorio.
Certo, ci saranno fondamentali luoghi spirituali ad accompagnare l’anno santo. In testa La Verna, alla quale il vescovo aveva anticipato la notizia nel giorno di San Francesco, poco prima di chiudere la porta santa delle Stimmate. E con La Verna sicuramente Camaldoli, fisicamente rappresentata dal misticismo inarrivabile del suo eremo. Ma stavolta ci sarà spazio per realtà all’assoluto debutto in quello che è uno dei grandi eventi della chiesa universale. Ci sarà Rondine: non un luogo fisico ma la sua comunità, quella dei volontari e dei giovani accolti da Paesi in guerra di tutto il mondo. All’inizio di Rondine c’era stato l’abbandono del vecchio paese, l’ultimo ad andarsene era stato il parroco, per trasferirsi a valle. Il Giubileo segna plasticamente quasi un ritorno sui propri passi, sia pur in una realtà che ha le radici nella fede ma non è certo confessionale.
E l’altro segno forte è quello dell’ospedale: la cappella diventa chiesa giubilare ma verrebbe da dire che come nel caso di Rondine ad esserlo sarà soprattutto la comunità di pazienti, medici e infermieri, nel luogo del dolore e della speranza. E pur non essendo chiesa giubilare nella rete ci sarà posto anche per il carcere, con iniziative che lo coinvolgeranno, con due incontri guidati dal vescovo, uno a ridosso del Corpus Domini.
"Il Papa - spiega Migliavacca - ci invita affinché il Giubileo sia occasione per portare speranza e a riportare giustizia ed equilibrio nella vita, nella natura e nelle relazioni". Che passano dalle chiese ma secondo lo stile conciliare del vescovo passano soprattutto fuori, lì dove la gente vive. Una rete che sarà completata da luoghi più tradizionali ma non meno centrali: le concattedrali di Cortona e Sansepolcro, l’Eremo di Montecasale, il Santuario delle Vertighe, quello di Santa Margherita e la chiesa di Castelnuovo Berardenga. In un anno che sarà scandito da eventi per famiglie, giovani, adolescenti, e chiuso da un pellegrinaggio diocesano a Roma. Pochi mesi fa quello a La Verna per il centenario delle Stimmate forse non aveva raccolto i numeri che il vescovo avrebbe sognato, ma si sa, la chiesa dà sempre una seconda occasione.