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“Mappare il glioblastoma”. Caso dei vigili del fuoco, l’appello di Claudia per il fratello Marco

L’associazione Gio.Ma. in ricordo del carabiniere Calicchia chiede una mappatura del glioblastoma che ha ucciso anche i vigili del fuoco

Claudia Calicchia con il fratello Marco

Claudia Calicchia con il fratello Marco

Cortona, 17 marzo 2025 – “Il caso dei vigili del fuoco morti di glioblastoma? Se venisse dimostrata la correlazione sarebbe spaventoso. Con l’associazione in ricordo di mio fratello abbiamo raccolto 200 mila euro da investire nella ricerca, nel territorio ci sono troppi casi. Serve una mappatura”. A dirlo è Claudia Calicchia, presidente dell’associazione Glio.Ma, nata nel 2021 in ricordo del fratello Marco, giovane carabiniere cortonese che si arruolò nell’Arma seguendo le orme del padre Claudio, comandante della stazione di Cortona. Nel novembre del 2018 gli venne diagnosticato il tumore al cervello che se lo portò via un anno e mezzo dopo. Nel 2021, nell’anniversario della scomparsa di Marco, la famiglia costituì l’associazione che porta il suo nome. Ad oggi ha raccolto quasi 200mila euro.

Claudia, sapeva qualcosa del caso dei vigili del fuoco?

“No, mi ha avvisato mia mamma quando è uscita la notizia. Subito si è messa in contatto con la moglie di uno dei vigili del fuoco. Se venisse dimostrato un legame sarebbe spaventoso”.

Che effetto le ha fatto questa storia?

“Non ho mai pensato a oggetti esterni che potessero avere un ruolo, anche se va detto che nella nostra zona ci sono stati diversi casi. Per questo, spesso, ci siamo chiesti se ci sia o meno un contesto ambientale che potesse favorire la malattia”. Lei aveva proposto insieme al professor Di Meco, direttore del Besta di Milano, una mappatura dei casi in provincia”.

Come mai?

“A Cortona c’erano stati diversi casi nell’anno in cui morì mio fratello. Tre ragazzi vennero a mancare nel giro di poco tempo, tutti insieme. Per questo vorremmo fare una mappatura dei casi, dove vivono queste persone, però non siamo mai andati oltre perché poi servirebbe anche un approccio scientifico per mettere insieme tutti i dati tra cui quale percorso terapeutico è stato seguito e se ci sono state operazioni o meno”.

Dopo la morte di suo fratello nasce Glio. Ma, lei e sua madre siete in prima fila

“Quando è morto Marco in un primo momento ci siamo sentiti impotenti, ma poi ci siamo fatti forza. Ed è così che nel primo anniversario dalla sua scomparsa abbiamo fondato l’associazione. Cene, mercatini, eventi benefici, convegni e tanto altro ancora. Per ultimo abbiamo aperto un punto vendita a Cortona, dove vendiamo oggetti e vestiti sempre per raccogliere fondi che serviranno per stimolare la ricerca scientifica”.

Quanto avete donato fino ad oggi?

“In questi quattro anni abbiamo raccolto quasi 200mila euro. Già a marzo 2022 abbiamo devoluto 50mila euro per sostenere le attività del Besta di Milano dove Marco è stato seguito e curato. Da quel giorno le raccolte fondi sono continuate così come le donazioni, infatti in questi 3 anni abbiamo donato in totale circa 100mila e tuto, adesso vorremmo raccoglierne altri 100mila euro per contribuire ad un progetto dedicato alla ricerca dei tumori cerebrali infantili. Mancano poche migliaia di euro e presto consegneremo un altro assegno al Besta”

Com’è stare accanto a una persona malata di glioblastoma?

“La malattia si vede sotto ogni aspetto. A mio fratello creò problemi alla vista e all’equilibrio ma nonostante tutto abbiamo fatto il possibile per stargli vicino. Ci siamo fatti tanta forza l’uno con l’altro, ma soprattutto ce l’ha data Marco”

Anche lui era stato in cura dal professor Di Meco, a Milano

“Il primo ciclo di cura era andato bene, una parte di tumore era stato cicatrizzato. Però poi alla visita successiva era tornato”.

Luca Amodio