di Claudio Roselli
Non staremo a cercare sul calendario il Santo che ricorre il 4 agosto, ma di certo – pura battuta– non sembra proprio rivelarsi protettore degli agricoltori della Valtiberina. Era già successo lo stesso giorno del 2002, quando la grandine – e sempre verso l’ora di pranzo – distrusse le foglie di tabacco "kentucky" sui versanti del Trebbio a Sansepolcro, della piana del Sovara e della Motina ad Anghiari. A distanza di 18 anni esatti, la storia si è ripetuta: stavolta, i chicchi hanno attaccato la fascia che dal territorio di Pieve Santo Stefano, a ridosso della diga di Montedoglio, scorre verso ancora la Motina e poi la zona di Gricignano, nel Comune di Sansepolcro. In attesa di conoscere le conseguenze su vigne e oliveti, nell’agriturismo "Le Ceregne Bio" – che guarda l’invaso dall’omonima località – la tempesta ha rovinato le strade di accesso e innalzato di 6 centimetri il livello della piscina posizionata nella struttura.
Scendendo verso la Motina, in alcune aziende nelle quali si coltiva il tabacco la distruzione del prodotto arriva persino al 100% e proprio nella immediata vigilia della raccolta. Manca ancora l’esatta quantificazione, ma si parla di migliaia e migliaia di euro spazzato via da pochi minuti di forte buriana. E passiamo alla zona di Gricignano: "Avremmo dovuto iniziare a raccogliere il tabacco nella giornata di lunedì scorso – ha dichiarato Marco Masala, esponente di una fra le principali famiglie di coltivatori – ma già sabato scorso il maltempo ci aveva dato un "anticipo" e allora abbiamo aspettato. Assieme alla grandine, qui ci ha messo del suo anche il forte vento, che ha letteralmente piegato a terra le piantagioni; stiamo tentando in qualche maniera di risistemarle, ma non è semplice: le foglie sono state bucherellate dalla grandine e con esse si potrà in qualche maniera preparare il ripieno del sigaro, ma il deprezzamento di valore è evidente". Rispetto a 18 anni fa, c’è anche una novità non favorevole per ciò che riguarda il risarcimento dei danni: l’assenza di quei sostegni che allora erano garantiti. "Purtroppo, la voce "calamità" di fatto non esiste più, nel senso che provvede l’assicurazione privata, anche se la Regione dà il suo contributo al pagamento del premio alla compagnia. Né evidentemente si tiene conto del fatto che l’accentuazione dei fenomeni atmosferici stia purtroppo diventando un qualcosa di sempre più ordinario. E come se Covid-19 e lockdown non bastassero, ci si è messo anche questo intoppo in un 2020 che ci ha già riservato abbastanza". Insomma, per i cultori del sigaro toscano non è stata una bella notizia.