"Care cassiere, grazie di tutto: vi vogliamo bene". La letterina di saluto, scritta con il pennarello rosso e tempestata di cuoricini, troneggia sul reparto macelleria. Anzi, su quello che resta del reparto macelleria. Perché una tenda copre tutti gli scaffali: bistecche, pollo, fettine, carne macinata. Nel sabato delle grandi spese i frigoriferi sono vuoti e i carrelli girano al largo. La grande "balena rossa" è spiaggiata, nel piazzale quasi deserto della Pam. "Fuori tutto" gridano i cartelli che una volta incitavano a comprare e oggi assumono un sapore agrodolce in quello che era uno dei grandi templi della spesa. "Solidarietà ai lavoratori Pam": lo striscione di carta è appeso davanti alle scale che portano al primo piano, più deserto dell’altro. La scritta si legge a fatica, strappata dal vento, quasi arresa alle decisioni più grandi di lei. Eppure all’interno chi lavora o chi dirige fa il suo lavoro come sempre, come se non fosse l’ultimo giorno di una festa già finita. E invece è l’ultimo giorno. I più tenaci, o forse i più romantici, dei consumatori si aggirano tra i reparti. "Grandi occasioni" esclama convinto uno dei cartelli che fanno quadrato all’interno, e quasi non si capisce se sono una sorta di saldi per la chiusura o i semplici resti del Natale. Il gigante è in ginocchio. Uno di quei giganti che ancora viaggiava col pieno della proposta: non solo frutta o verdura ma anche elettrodomestici, frullatori, cibo per cani, prodotti da banco farmceutico, casalinghi. Lo specchio di un centro commerciale potenzialmente autonomo, in grado di garantire ogni spicchio della spesa. La sua inaugurazione era stata in grande stile: un complesso ambizioso e del quale ora restano solo i simulacri. Al piano di sopra una scala mobile resiste in salita, rimane il tuinnel di lampioncini eleganti, ma dei vecchi magazzini non c’è più nulla: le frecce indicano l’hobbistica, il bricolage, la maglieria. Frecce nel vuoto, perché ogni vetrina è coperta da pannelli colorati. Chiuso il bar, da tempo, sulle copie della Gazzetta dello Sport ancora campeggia Higuain, in pensione dal pallone ormai da anni. Resiste, per ora, l’ufficio postale. Sotto si celebra la chiusura del supermercato sempre aperto. Era stato il pioniere delle aperture domenicali, fino a tante feste comandate: poi sono arrivati tutti gli altri ma lì la spesa non si è quasi mai interrotta. "Aperto domenica dalle 9 alle 19": il cartello c’è ancora, oggi per la prima volta santificherà la festa ma in giro pochi hanno voglia di farla. "Ultime occasioni" rilancia un cartello, inconsapevole di colorarsi di malinconia. "La spesa cambia" risponde un altro. Sotto la merce rimasta viene raggruppata dalle mani attente e forse innamorate dei commessi, un po’ perché è giusto così e un po’ perché non si vedano troppo i vuoti. Ma i vuoti diventano voragini. Voragini nella spesa e nella memoria, di un quartiere che da oggi cambia pagina. "Vi vogliamo tanto bene e vi auguriamo buona fortuna" scrivono Massimo e Rebecca nella letterina. Chiusa da un ciao che spezza l’angoscia e prova a riempire gli scaffali, gli sguardi, di un futuro al quale nessuno nel giorno della chiusura crede più di tanto. Chi compra riceve un buono sconto, da esibire in un altro dei punti Pam della città. Esce, rimette il carrello al suo posto, recupera la moneta e si lascia alle spalle gli anni gloriosi dello shopping perduto.
Cronaca"Grazie cassiere, vi vogliamo bene". La lettera troneggia sul reparto carni. Addio al supermarket sempre aperto