
Guardia media al lavoro (immagine di repertorio)
Arezzo, 21 novembre 2020 - La notte no. La guardia medica, o meglio tecnicamente la continuità assistenziale, sospende il servizio che finora aveva garantito sotto le stelle. Non è una decisione della Asl ma arriva addirittura da Eugenio Giani, il nuovo governatore. Una misura certo d’emergenza e legata alla pandemia contro la quale si concentrano non tutte ma parecchie delle forze della sanità pubblica.
La logica? Semplice. Dirottare quelle ore di servizio notturno sul giorno: e a quel punto chiedere ai medici, alleggeriti dallo sforzo fino alle ore piccole, di concentrarsi anche loro sul resto. L’effettuazione dei tamponi. Ma anche visitare pazienti con sintomi simil-influenzali o ospitati negli alberghi sanitari, rafforzando la squadra delle Usca
E di notte? L’ordinanza della Regione, per gli amanti dei numeri la 107, stabilisce in pratica che il servizio attuale verrebbe sospeso alla mezzanotte nei feriali e alle 20 nei prefestivi e festivi. E a quel punto? «In tutta la Asl sarà operativa una centrale telefonica unica» conferma il direttore generale della Asl a Teletruria, sulla scia della ordinanza. Sono quelle organizzate sul modello Hub-Spoke, per dirla con quelli bravi: un punto di riferimento, ti rispondono, ti danno consigli e indicazioni. Ma è chiaro che da lì non si muovono.
Nel nostro caso la sede operativa sarebbe a Siena: ma lo stesso sarebbe se fosse ad Arezzo, l’intervento sul campo non rientrerebbe più nella casistica del servizio. Morale? Le uniche alternative sarebbero quelle classiche: il 118, l’emergenza 24 ore su 24, e il pronto soccorso, coordinato al 118 e comunque sempre aperto. Con il rischio di appesantire dell’altro due di quei capisaldi che sono già in trincea? D’Urso da questo punto di vista getta acqua sul fuoco.
«Si parla di poche chiamate notturne». Comunque un servizio in meno. E sul quale già si apre il fuoco di fila in particolare dalle zone più periferiche del territorio, montagna in testa. E nelle quali la guardia medica è un servizio più nevralgico rispetto alla città, che può contare sulla vicinanza strategica del 118 e dello stesso pronto soccorso. Una vicenda in itinere: ci sono infatti concrete possibilità che l’assessore regionale alla sanità Bezzini, naturalmente in accordo con Giani, possa correggere almeno in parte il tiro.
Di fondo l’operazione mette a fuoco la vera emergenza sanitaria di questi giorni: non i posti letto Covid, e forse neanche del tutto quelli di terapia intensiva. Ma il personale sufficiente a far funzionare al massimo le strutture ospedaliere, come già lo stesso D’Urso aveva fatto notare più volte, anche a fronte della ormai famosa proposta degli ospedali da campo.
Davanti all’ordinanza già era corso ai ripari il capogruppo del Pd in consiglio regionale Vincenzo Ceccarelli. La richiesta? Mantenere la guardia medica aperta 24 ore su 24 nelle zona disagiate: e alla sua voce si era unita quella del presidente della commissione sanità Enrico Sostegni.
Raccogliendo le proteste: nel nostro caso anticipate dal sindaco di Sansepolcro Mauro Cornioli, presidente della conferenza dei sindaci della Valtiberina. Il cui ragionamento è immediato: ci sono territori nei quali i mezzi del 118 arrivano con molta maggiore fatica e impiegando il doppio del tempo rispetto a quanto non avvenga in città.
E quel tempo può avere un prezzo altissimo davanti ad un’emergenza dove si giochi la vita e la morte della gente. Chiedono alla Regione che i medici restino in Guardia: e in guardia anche di notte.