Arezzo, 17 marzo 2021 - C’è anche il Caffè dei Costanti nelle carte dei Gip di Siena che sono costate la bufera sui locali storici della città del Palio, Firenze e Arezzo, con una raffica di indagati tra i quali c’è, insieme a Igor Bidilo, il magnate kazako al centro dello scandalo e del ricicilaggio, il presidente della Camera di Commercio Massimo Guasconi, accusato di corruzione (ma lui nega tutto), interdetto per sei mesi dagli incarichi sociali e autosospesosi dalla guida dell’ente, incarico nel quale gli è subentrato ad interim la vicepresidente Anna Lapini, che è anche presidente di Confcommercio Toscana ed Arezzo.
In un passaggio dell’ordinanza cautelare i giudici senesi fanno riferimento alle pressioni che Guasconi avrebbe esercitato su Ubi Banca, proprietaria dello storico immobile delle Stanze, ereditato da Etruria, perchè desse il proprio consenso alla cessione alla cordata di Bidilo e Nannini del locale che da oltre due secoli è il punto di riferimento della borghesia (prima dell’aristocrazia) aretina, a tutti gli effetti un caffè di assoluto prestigio, al pari di Nannini a Siena, delle Giubbe Rosse in piazza della Repubblica a Firenze, un tempo luogo di ritrovo della migliore letteratura nazionale, compreso il premio Nobel Eugenio Montale, e di Scudieri, sempre a Firenze ma in piazza del Duomo.
I Gip citano anche un colloquio telefonico avvenuto tra Guasconi, che fino a lunedì era pure presidente di Unioncamere toscane, e un alto dirigente della sede aretina di Ubi, nel quale il leader della Camera di Commercio avrebbe cercato di convincere l’interlocutore. In effetti, nell’estate di due anni fa, la vendita del Caffè aretino alla cordata del kazako fu al centro di una fitta ragnatela di rumors.
L’operazione, anzi, era praticamente conclusa, con il contratto fra i gestori di allora, Marco Grotti e Pietro Brocchi, e gli interlocutori senesi. L’intoppo arrivò quando Ubi Banca, che aveva un diritto di parola in quanto proprietaria dell’immobile pose un veto che nessuno riuscì a superare.
Bisogna adesso capire se l’intervento di Guasconi sia avvenuto nella fase preliminare o in quella seguita allo stop. In ogni caso, secondo i magistrati senesi, rientrebbe in quel quadro nel quale ai favori del presidente sarebbe corrisposto l’acquisto di una delle sue proprietà da parte di Bidilo e soci, operazione che nell’ordinanza viene qualificata come corruzione, per quanto Guasconi dica di non aver mai abusato dei suoi poteri.
Ma c’è un’altra faccia della trattativa per i Costanti ed è tutta aretina: la causa civile che Grotti e Brocchi, per quanto si siano be frattempo divisi, con quest’ultimo che è rimasto come titolare unico della società di gestione, hanno intentato nei confronti della stessa Ubi Banca, alla quale chiedono danni per un milione netto netto. La prima udienza è fissata per il 13 aprile, fra meno di un mese.
La banca, sostiene l’avvocato di Grotti e Brocchi Niki Rappuoli, ha abusato del potere di veto che aveva e che poteva essere esercitato solo per garantire la continuità aziendale, cioè per tutelarsi nei confronti di un ipotetico cambio di destinazione delle Stanze, da caffè storico a un utilizzo che con questa vocazione non c’entrasse niente.
Per questo gli ex gestori (ma uno lo è ancora) chiedono i danni della mancata cessione, che avrebbe portato nelle loro casse liquidità a sufficienza per uscire dalla gestione e pagare i debiti senza riportarne un grave deficit economico. Certo, e nessuno se lo nasconde, l’inchiesta senese che scoperchia gli altarini di Bidilo, non aiuta la causa civile che comincia il mese prossimo, ma non per questo i titolari di allora si ritirano dalla causa.
Nel frattempo il Caffè rimane chiuso, in questi giorni obbligatoriamente per la zona rossa, ma lo stesso era accaduto anche in arancione, perchè una struttura mastodontica come i Costanti (qualcuno lo definisce un transatlantico) non può essere resa attiva solo con l’asporto. Le Stanze restano un buco nero in pieno centro della movida. In tutti i sensi.