LUCA AMODIO
Cronaca

Guerrina, ultima sfida legale. Maxi-danni chiesti alla chiesa. E per la banca è ancora viva

Grande attesa per la sentenza legata alla causa milionaria intentata alla diocesi. Il conto corrente della scomparsa è bloccato non essendoci un certificato di morte.

La sentenza resa definitiva dalla Cassazione dice che padre Gratien Alabi uccise Guerrina il primo maggio 2014, il giorno della scomparsa a Cà Raffaello, nel comune di Badia Tedalda. Poi ne fece sparire il cadavere e per questo l’ex sacerdote congolese sconta in carcere la condanna a. venticinque anni

La sentenza resa definitiva dalla Cassazione dice che padre Gratien Alabi uccise Guerrina il primo maggio 2014, il giorno della scomparsa a Cà Raffaello, nel comune di Badia Tedalda. Poi ne fece sparire il cadavere e per questo l’ex sacerdote congolese sconta in carcere la condanna a. venticinque anni

Guerrina Piscaglia per la burocrazia è ancora viva: il suo conto corrente non può essere toccato e trasferito in successione ai familiari. La donna è stata uccisa 11 anni fa da padre Graziano, secondo la giustizia, ma resta sospesa in un limbo anagrafico indefinito. La sentenza resa definitiva dalla Cassazione dice che Gratien Alabi uccise Guerrina l’1 maggio 2014, il giorno stesso della scomparsa a Cà Raffaello, nel comune di Badia Tedalda quindi ne fece sparire il cadavere. E per questo, l’ex sacerdote congolese sconta per questo in carcere i 25 anni di reclusione. Ma il corpo della vittima non è stato mai ritrovato e questo è un aspetto che mantiene in sospeso anche una serie di questioni amministrative, come riporta il Corriere di Arezzo.

I risparmi di Guerrina restano bloccati. L’istituto di credito dove aveva aperto il conto corrente, non può che rispettare le normative: ha chiesto ai familiari il certificato di morte che però non c’è. Guerrina è sparita dai radar dell’anagrafe nazionale ma nello stesso tempo manca un pezzo di carta che ne ufficializzi il decesso. All’epoca era una signora di 49 anni, sposata con Mirko Alessandrini, madre di Lorenzo. Uscì di casa per incontrarsi con il religioso di colore e sparì. Per sancire la morte della donna sotto il profilo amministrativo, occorre un iter di legge che denominato "dichiarazione di morte presunta" e che prevede tuna serie di passaggi da compiere in tribunale. In assenza di un cadavere o di resti riconosciuti appartenenti alla donna, la prassi che regola questioni anagrafiche e di stato civile non si accontenta infatti della conclusione del procedimento penale. La famiglia sta valutando il da farsi.

Intanto, nei giorni scorsi si è conclusa la prima delle due distinte cause civili contro la Chiesa promosse dai familiari. Il giudice, dopo aver sentito le parti, deve decidere se l’istituzione ecclesiastica va condannata a risarcire i familiari della parrocchiana soppressa e fatta sparire da un ministro della Chiesa. In azione legali della diocesi e del Vaticano. Gli Alessandrini, chiedono un milione di euro.

A sostenere le loro ragioni sono gli avvocati Francesca Faggiotto e Nicola Detti, i primi ad aver portato avanti una iniziativa legale senza precedenti. Dopo le memorie conclusive che possono essere ancora depositate, la decisione del giudice è attesa prima della pausa estiva del mondo giudiziario. Quella invocata dai familiari è una responsabilità oggettiva, la chiamata in causa dell’istituzione per la quale il prete svolgeva il suo incarico pastorale.