LUCIA BIGOZZI
Cronaca

Guida 5400 infermieri. Vianella, vita in camice: "Lavoro bello e faticoso: c’è una crisi di vocazioni"

Agostinelli dirige tutto il personale della Sud Est. Il nodo eterno dei numeri "Tante figure femminili ai vertici. Ora la grande scommessa è sul territorio".

Agostinelli dirige tutto il personale della Sud Est. Il nodo eterno dei numeri "Tante figure femminili ai vertici. Ora la grande scommessa è sul territorio".

Agostinelli dirige tutto il personale della Sud Est. Il nodo eterno dei numeri "Tante figure femminili ai vertici. Ora la grande scommessa è sul territorio".

Guida il dipartimento più grande della Asl, un esercito di 5400 professionisti tra infermieri, operatori socio sanitari e ostetriche. Un esercito compatto, nelle tre province della Sud Est, ma lei non si sente un generale. E le mostrine sulla divisa le condivide "con una squadra di professionisti senza i quali tutto questo non sarebbe possibile". Il "tutto", è la rete dei servizi ospedalieri e territoriali che Vianella Agostinelli, ogni giorno affina per dare risposte a chi ha bisogno di cure e assistenza. È il primo profilo femminile che raccontiamo nella settimana dedicata alla festa della donna.

Come gestisce la governance di un dipartimento così complesso?

"C’è una visione prospettica che incrocia quella aziendale. Il modello di governance è frutto del lavoro di una squadra di professionisti, non sono sola".

Che ruolo hanno le donne? Possibilità di carriera?

"I nostri professionisti sono impegnati nella clinica, nella formazione e ricerca, nell’organizzazione. La clinica consente di valorizzare la figura femminile all’85 per cento ma anche gli uomini sono distribuiti in tutti i setting operativi: penso alla dimensione dell’ospedale ma anche a quella territoriale con l’infermiere di famiglia e comunità; oltre all’emergenza territoriale, dove la figura femminile è rappresentata al 72 per cento. Nella clinica c’è la possibilità di carriera acquisendo ulteriori specializzazioni. Nel settore dell’organizzazione ci sono ruoli importanti come il coordinatore, con una funzione strategica in tutti i setting. C’è poi la parte della formazione con la gestione dei corsi di laurea infermieristica, i master e i corsi oss".

Lei guida un esercito di infermieri ma i numeri non tornano. Come fare?

"A livello nazionale in questa fase c’è una crisi di ‘vocazione’, in pochi scelgono infermieristica perchè è un lavoro difficile, che coinvolge anche emotivamente".

La carenza di personale ha un impatto sui servizi. La soluzione?

"I numeri non bastano mai. Con quelli che abbiamo oggi, riusciamo ad erogare assistenza di buona qualità. La Toscana si sta comportando bene ed è tra le prime regioni ad aver assunto a tempo indeterminato durante il Covid. L’attuale numero di professionisti ci consente di centrare molti obiettivi".

Infermiere di famiglia e comunità. Che bilancio traccia?

"Nella provincia operano 117 professioniti, nella Sud Est sono circa 320. Siamo partiti tre anni fa con un investimento importante: chiuse le strutture Covid abbiamo distribuito i professionisti sul territorio: è qui la scommessa più ambiziosa".

Perchè?

"Perchè la rete dei servizi di assistenza, con percorsi calibrati sulle esigenze delle persone consente di alleggerire la pressione sull’ospedale avvicinando la sanità al cittadino".

Come arginare il fenomeno delle aggressioni?

"Il 12 marzo sarà la giornata contro le aggressioni ai professionisti. Serve un patto basato sul rispetto e la fiducia, sul recupero di una relazione che si è deteriorata. Il fenomeno esiste ed è demotivante per i professionisti, molti dei quali fanno sempre più fatica a lavorare in alcuni setting tra cui ad esempio il Pronto soccorso. Occorre un cambio di paradigma culturale. Noi stiamo facendo la nostra parte ma serve una nuova alleanza con i cittadini".