Stefano Pasquini
Dante è un poeta della generazione successiva a quella di Guittone d’Arezzo. Quest’ultimo nacque attorno al 1235 (la data precisa non è nota) mentre l’Alighieri ebbe i suoi natali trent’anni più tardi. Negli anni dal 1292 al 1295, mentre Dante scriveva la Vita Nova, una delle sue opere giovanili, Guittone era ormai al termine della sua vita. Nel Purgatorio Dante e Virgilio incontrano varie figure di poeti nei Canti che vanno dal XXIII al XXVII. In questa parte della Commedia si sviluppa quindi un’interessante riflessione sulla poesia, sui suoi contenuti ed il suo stile.
Nel canto XXIV Dante incontra Bonagiunta Orbicciani (1220-1290), un poeta di Lucca della generazione di Guittone, che aveva raccolto l’eredità dei trovatori e della scuola siciliana. Bonagiunta è nella VI cornice dei golosi, la cui punizione consiste nell’essere magrissimi. Bonagiunta si rivolge a Dante:
“Ma dì s’i’ veggio qui colui che fore
trasse le nove rime, cominciando
’Donne ch’avete intelletto d’amore’ “.
E io a lui: “I’ mi son un che, quando
Amor mi spira, noto, e a quel modo
ch’e’ ditta dentro vo significando”.
“O frate, issa vegg’io”, diss’elli, “il nodo
che ’l Notaro e Guittone e me ritenne
di qua dal dolce stil novo ch’i’ odo!
Il significato di questi versi, dove si nomina Guittone, è il seguente. Bonagiunta chiede se Dante sia proprio il poeta che ha innovato profondamente la tradizione ("trasse le nove rime"), con il componimento, inserito nella Vita Nova, intitolato Donne ch’avete intelletto d’amore. Dante allora risponde rivelando quale sia la novità di tale poesia e cioè che è stata scritta sotto dettatura diretta dell’Amore (con la A maiuscola). Bonagiunta quindi afferma di aver compreso quale sia il motivo ("il nodo") che ha impedito a poeti come Giacomo da Lentini (il "Notaro", dal mestiere esercitato dallo stesso), Guittone e lui stesso di appartenere a quella corrente poetica identificata come "dolce stil novo", che è poi quella di Dante stesso, assieme a Guinizzelli e Cavalcanti. Questo motivo consiste appunto nel fatto che gli stilnovisti scrissero sotto dettatura di Amore ("Io veggio ben come le vostre penne di retro al dittator sen vanno strette"), mentre Giacomo, Guittone e Bonagiunta non adottarono tale modo di fare poesia ("che de le nostre certo non avvenne").
Questo passo è stato oggetto di innumerevoli interpretazioni, per spiegare cosa significhi esattamente “scrivere sotto dettatura di Amore” e in cosa consista esattamente questo famigerato "nodo", che divise gli stilnovisti dagli altri poeti, fra cui Guittone. Per comprendere bene il senso del ragionamento dantesco bisogna considerare il valore della poesia Donne ch’avete intelletto d’amore e dell’intera Vita Nova. Si è già ricordato come la Vita Nova sia l’opera giovanile (1292-1295) di Dante, nella quale si narra la storia del suo rapporto con Beatrice, facendone il simbolo dell’evoluzione della sua poesia. Nei primi capitoli infatti Dante canta il suo amore per Beatrice con le caratteristiche tipiche dell’amore provenzale. Nei capitoli successivi poi si mostrano le sofferenze dell’amore, passando così alla concezione di Cavalcanti (1258-1300), amico di Dante, famoso per le sue poesie che illustravano i patimenti di amore.
In questa evoluzione, nella quale ripercorre tappe già sperimentate della poesia, Dante perviene all’innovazione che fondò la nuova corrente del dolce stil novo e ci arriva proprio con la canzone Donne ch’avete intelletto d’amore. In questo componimento l’Alighieri infatti abbandona la poetica che ha ad oggetto lo sviluppo della relazione uomo-donna (ammirazione, dolore, gioia, invidia, ecc.) per arrivare ad una poesia che ha il compito essenziale di apprezzare le doti della donna amata.
Il valore di riferimento non è più la donna, bensì la poesia che loda la donna come attività assoluta, gratuita. La beatitudine ora consiste nelle "parole che lodano la donna mia", per diretta suggestione di Amore: l’amore gratuito coincide con le parole che lo esprimono, dunque, con la poesia. Equivale ad affermare la pienezza, l’autonomia e anche l’autoreferenzialità della scrittura poetica: la poesia è premio a sé stessa.
“Scrivere sotto dettatura di Amore” dunque significa abbandonare la poesia come descrizione delle varie emozioni legate allo sviluppo concreto del rapporto uomo-donna e concentrarsi invece sulla lode delle virtù della donna, diventando quindi attività letteraria autonoma e gratuita. Da qui, dalle virtù della donna, alle virtù morali e divine, poi, il passo è breve.
Dunque Guittone con gli altri viene “accusato” di non aver saputo fare questo passo. L’aretino è rimasto a cantare sentimenti concreti, come il dolore d’amore, la gioia, la speranza, e non è mai arrivato, come gli stilnovisti, a concepire l’arte poetica come lode dei valori della donna, scrivendo così sotto dettatura di Amore. In sostanza quindi Guittone non ha capito che attraverso l’amore terreno per una donna si può arrivare direttamente all’amore divino attraverso la poesia.