
I bigonai al lavoro nelle botteghe di un tempo
Giovedì 20 febbraio abbiamo intervistato il signor Mauro Roselli l’ultimo bigonaio di Moggiona.
Come hai iniziato?
"Ho cominciato da piccolo, dopo la scuola, avevo 14 anni e dopo il militare ho deciso di intraprendere questo lavoro nella bottega del mio babbo, anche lui era un bigonaio".
Cosa ti ispirato?
"Non era la mia ispirazione ma a quel tempo bisognava lavorare".
Quali sono i principali materiali che utilizzavi per la costruzione di un bigone?
"Legno di abete. La Forestale concedeva ad ogni bigonaio soltanto tre abeti all’anno. La scelta dell’abete da abbattere era molto importante, si doveva essere sicuri che da quello prescelto si potessero ottenere doghe diritte e con pochi nodi".
Quali sono le tecniche più importanti nella realizzazione dei bigoni?
"Dopo aver tagliato il legno in doghe, l’abilità del bigonaio sta nell’incastrare le doghe affinchè non ci siano perdite di liquido. Se le doghe non combaciavano perfettamente noi bigonaio dicevamo che ’ridevano’".
Hai dei trucchi del mestiere?
"Non ci sono segreti o trucchi del mestiere, è un’arte che richiede pazienza, precisione e tanta abilità".
Come pensi di mantenere viva questa tradizione?
"Per mantenere la memoria di questo tradizionale mestiere la Pro Loco ha realizzato la "Bottega del Bigonaio" inserita nella rete Eco Museo del Casentino".