Nel paese che custodisce la memoria di diecimila vite, ascoltate, indagate, condivise, il caso di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin torna al centro. Perchè nel borgo arrampicato sulle montagne dell’ultimo lembo di Toscana, lì sulla via del mare che porta in Romagna, la memoria conta. E l’Archivio Diaristico vuole contribuire a tenere viva l’attenzione sulla tragedia di Mogadiscio, 20 marzo 1994. La giornalista e l’operatore televisivo furono massacrati in un attentato in Somalia. Alla loro memoria, va il riconoscimento intitolato a Saverio Tutino, fondatore e anima del Premio Diari, ora al traguardo dei quarant’anni di attività. L’obiettivo è tenere viva la memoria, "nella speranza che un giorno non lontano sia possibile ascoltare parole di verità su quanto avvenne" è spiegato nella motivazione. Non solo: a distanza di anni, l’intento è pure quello di squarciare il velo di nebbia caduto sull’assassinio di Ilaria e Miran: un velo di nebbia fatto di depistaggi, ritardi nelle indagini, coinvolgimento di innocenti. Tenere viva la memoria, serve anche a incoraggiare "le nuove leve che ogni giorno onorano con capacità, entusiasmo e dedizione la professione che Tutino ha più amato".
È uno degli appuntamenti clou dei Diari di Pieve (dal 12 al 15 settembre): un incontro per parlare, ricordare, discutere e denunciare l’urgenza della verità su un caso mai risolto. All’incontro (venerdì 13 settembre alle ore 15) partecipano Hassan Ahmed, uno degli autori del progetto DIMMI-Diari Multimediali Migranti, il giornalista Maurizio Mannoni, lo storico e africanista Alessandro Triulzi. Ci saranno anche Francesco Cavalli, produttore televisivo e Walter Verini, senatore ed ex presidente della Commissione Giustizia del Senato, da sempre vicini alla famiglia Alpi. E sarà presente Gloria Argelés.
Quest’anno, il Premio Città del Diario sarà assegnato (il 15 settembre) a un altro regista tra i tanti stregati dalle diecimila storie custodite a Pieve che vivono insieme a quelle dei tremila abitanti, in una dimensione senza tempo.
È Giorgio Diritti il protagonista della sezione dedicata alle personalità del panorama culturale che si sono impegnate a fondo per il lavoro sulla memoria.Il cinema di Giorgio Diritti affronta temi dal valore universale: dall’identità culturale al disagio psichico, dalla libertà di espressione, all’infanzia. Temi che si intrecciano con la memoria che il paese minato dai nazisti ottant’anni fa ha perso, e per i paradossi della storia ha ritrovato tra le pagine di racconti, diari, ricordi di gente che non fa notizia. Ma che qui, è storia di una comunità che vive per sempre.