
Il gruppetto che ha ritrovato i resti dell'aereo americano
Arezzo, 4 febbraio 2020 - In apparenza sono solo resti metallici, il poco che è riaffiorato della fusoliera di un bombardiere americano della seconda guerra mondiale. In realtà dietro c’è non solo un pezzetto di storia finora sconosciuto ma anche un lembo della vita di un pilota dell’aviazione Usa, abbattuto dalla contraerea tedesca, di un suo compagno morto con lui e del resto dell’equipaggio che invece riuscì a salvarsi, dopo essersi schiantato al suolo in una zona collinare del comune di Subbiano, alle pendici dei Monti Rognosi.
Li fanno riemergere dall’oblio tre ricercatori appassionati di reperti di guerra e legati a «Quelli della Karin», associazione storico-culturale subbianese già protagonista di altri ritrovamenti di velivoli del più sconvolgente conflitto di tutti i tempi. Bruno e Alessio Fabbri, che spesso battono i boschi della zona in compagnia di Fabio Adamo si imbattono casualmente, come raccontano loro stesso, nei rottami restituiti chissà come dalla terra.
«Usciamo spesso alla ricerca di resti storici con il metaldetector - racconta Alessio - ma mai ci saremmo aspettati di riportare alla luce i resti di un bombardiere statunitense. Abbiamo iniziato a scavare consapevoli che avremmo trovato qualcosa, ma quando ho visto spuntare dal terreno un bottone americano ho compreso che quel ritrovamento avrebbe superato le nostre aspettative».
Fatto sta che i tre pensano subito di mettere in moto «Quelli della Karin», che si chiamano cosiì perchè quello era il nome della linea sulla quale si erano attestate le truppe tedesche in ritirata dopo la Liberazione di Arezzo, A sua volta l’associazione si mette in contatto con gli «Archeologi dell’Aria» e grazie a un paziente lavoro di consultazione degli archivi viene ala luce l’intera storia.
Quei rottami apparentemente indistinguibili appartengono a un Douglas A-20, un bombardiere leggero statunitense, in uso all’aviazione a stelle e strisce nel periodo finale della guerra. Lo pilotava il tenente Frederick H. Stephenson, appena 24 anni, arruolato a 22 nel 1942, originario della Carolina del Nord. Il 29 luglio 1944 era decollato con uno stormo di velivoli americani per un’incursione su Cesena, ancora nelle mani dei tedeschi.
Sono i giorni in cui il fronte pri ncipale in Italia è quello sulla Linea Gotica, di qua e di là dell’appennino: la Toscana quasi tutta in mano alleata, la Romagna ancora controllata dalle truppe di Hitler e della Rsi. Sulla via del ritorno, appunto, i bombardieri si imbattono in zona Subbiano, nella reazione tedesca. La contraerea spara a raffica, tre Douglas A-20 vengono colpiti e abbattuti.
Sfortuna, come suol dirsi, perchè gli Alleati erano quasi del tutto padroni dei cieli, il caso vuole che Stephenson e compagni vadano a imbattersi in una delle non molte postazioni ancora in grado di colpire. Lui e e il puntatore Harland Pelton muoiono nello schianto, altri due dell’equipaggio vengono fatti prigionieri.
Torneranno in patria dopo la guerra. Gli altri piloti, quando atterranno, disegnano una rudimentale cartina della zona. Grazie a quella si è ricostruito il quadro. Ora «Quelli della Karin» si sono messi in contatto coi familari di Stephenson, che almeno non sarà più un disperso in azione.