Il brivido resta immerso nei colori e nel fascino del Trecento

La regista Manu Lalli porta il Gianni Schicchi di Puccini nel '300, esplorando temi attuali come l'accettazione degli stranieri. L'allestimento scuro e ricco di personaggi della commedia dell'arte offre un'interpretazione moderna e coinvolgente dell'opera.

Il brivido resta immerso nei colori e nel fascino del Trecento

La regista Manu Lalli

A firmare la regia e l’allestimento del Gianni Schicchi di Puccini Manu Lalli. Come si traducono in scena? "Ho scelto di lasciare l’ambientazione nel ’300. Mi piace molto che ci siano temi che non ricorrono molto nelle opere di Puccini, come il fatto che Rinuccio innamorato della figlia di Gianni Schicchi viene accettato come straniero. Mi ha intrigato questa presa di posizione moderna, l’aria di Rinuccio con l’arrivo a Firenze di "gente nova" è una cosa molto moderna se si pensa all’epoca contemporanea e ai migranti. Puccini invece ci dice che questa gente "dà acqua all’albero della città" e rinnova, un aspetto di politica sociale che mi ha fatto ambientare l’opera nel 300. Lo straniero c’è sempre stato e sempre gli stranieri hanno arricchito i luoghi. La migrazione culturale e fisica accompagna l’umanità da sempre. L’allestimento classico che ho scelto è molto scuro e buio. Tutto l’intrigo è legato a questi personaggi incredibili, ci sono tutti i tipi della commedia dell’arte: l‘avaro, il buffo, la donna sensuale e quella aggressiva. E’ stato molto interessante lavorare con cantanti così giovani che hanno partecipato alle Stanze dell’opera, sono entusiasta ho sposato completamente questo progetto di Mario Cassi ad Arezzo. Ci siamo occupati anche dell’allestimento scenico un lavoro interessante con i giovani che ha permesso un grande approfondimento e un confronto continuo tra domande e risposte. E’ stato per tutti un grande arricchimento".

Così la regista Manu Lalli riguardo alle note di regia: "ognuno dei protagonisti, dal più piccolo al più maestoso, rappresenta un ‘carattere’. Il vile, il pavido, l’appassionato, l’arrogante, la timida, la bella, l’avida piena di pregiudizi, l’intrigante e l’ingenuo. Il pubblico guarda come in uno specchio le proprie caratteristiche, e a volte vi si riconosce. Ad ogni messa in scena, l’opera muta, si rinnova con la presenza, la voce, il sudore, il corpo di coloro che la interpretano e che la vivono sul palcoscenico come fosse la prima volta".