Se parliamo di Abb E-Mobility, non possiamo limitarci allo stabilimento all’avanguardia nella zona artigianale di Sant’Andrea. Abb è molto più di una multinazionale o di un marchio per il Valdarno. La sua storia inizia negli anni Settanta a Terranuova Bracciolini, in riva al Ciuffenna, con la Arco, che poi cambierà nome svariate volte: Plessey, Magnetek, Power-One, Abb. Un gioiello del manifatturiero che fin dalle origini ha dato lavoro a tantissime donne e ha consentito loro di emanciparsi in un’epoca in cui non era affatto semplice. Poi nel 2020 Abb cede a Fimer la produzione di inverter per concentrarsi sulle stazioni di ricarica, lascia la città di Poggio e nel 2022 inaugura il polo d’eccellenza da 30 milioni di dollari nella vicina San Giovanni.
Nell’ottobre 2023 si registrò un calo degli ordinativi, che spinse la multinazionale a sfoltire di 150 unità i dipendenti in somministrazione. Dopo un anno si torna a discutere di licenziamenti per i 371 addetti. Insieme al gigante dell’elettrico soffre l’indotto, composto in gran parte da terzisti e fornitori locali.
Tante le piccole aziende metalmeccaniche e non solo che gravitano attorno ad Abb, alcune delle quali hanno avuto difficoltà già all’inizio della vertenza Fimer. Il paradosso della green economy che condanna l’industria valdarnese ad una crisi senza apparenti vie d’uscita.
Francesco Tozzi