LUCA AMODIO
Cronaca

Il delitto di viale Giotto. Sparò alla moglie malata. Sacchi prende dieci anni

La decisione della corte guidata da Loprete: 9 anni e 4 mesi per l’omicidio e 8 mesi per aver detenuto la pistola illegalmente. Li sconterà ai domiciliari.

La decisione della corte guidata da Loprete: 9 anni e 4 mesi per l’omicidio e 8 mesi per aver detenuto la pistola illegalmente. Li sconterà ai domiciliari.

La decisione della corte guidata da Loprete: 9 anni e 4 mesi per l’omicidio e 8 mesi per aver detenuto la pistola illegalmente. Li sconterà ai domiciliari.

Dieci anni. È questa la condanna per Alessandro Sacchi, l’ottantenne che nel giugno scorso uccise la moglie di 72 anni Serenella Mugnai con un colpo di pistola alla testa. Poteva essere un omicidio da ergastolo, ma la corte ha riconosciuto le attenuanti che hanno prevalso sulle aggravanti. Dalla sua parte l’anziano aveva una perizia che avvalorava la sua semi infermità mentale. Lo psichiatra incaricato dalla procura, Massimo Marchi, aveva attestato che l’imputato fosse incapace di intendere e volere, perché affetto da un disturbo da stress traumatico. Una condizione che non lo ha scagionato dal processo ma che ha portato alla riduzione di un terzo della condanna. E poi un altro terzo di pena per il fatto che fosse incensurato. Così la corte d’assise presieduta da Annamaria Loprete lo ha condannato a 9 anni e 4 mesi, più altri 8 mesi per l’arma detenuta illegalmente: Sacchi l’aveva ereditata dal padre.

In totale dieci anni e due mesi, che l’imputato sconterà ai domiciliari dove era stato trasferito nei mesi scorsi. Anche il pm Marco Dioni dai banchi dell’accusa non aveva forzato la mano: anzi, aveva cercato quanto possibile di limare la sua richiesta nella sua requisitoria in cui ieri mattina aveva chiesto 9 anni e 4 mesi per l’omicidio, più altri tre mesi per la detenzione dell’arma. L’altra richiesta di attenuante della difesa è stata invece rigettata. I legali Piero Melani Graverini e Stefano Sacchi (suo nipote) avevano offerto un risarcimento da destinare a un’associazione di volontariato e di accedere alla giustizia riparativa. Una strada che avrebbe portato ad un ulteriore taglio ma che la corte rigettato. Anche perché in città non ci sono strutture che possano assolvere a questo compito.

La sentenza è arrivata comunque in tempi record: dopo solo tre udienze. Nelle ultime due sono stati sentiti i testimoni citati dalla difesa che avevano parlato un legame affettivo solido tra i due, pur messo alla prova dalla malattia della donna. In particolare è stata la psichiatra Guendalina Rossi, perita nominata dalla difesa, a sottolineare come l’unione "quasi simbiotica" tra i due avesse visto "episodi di rottura che hanno esposto Sacchi all’usura dell’accudimento".

Per questo motivo, come l’omicida dirà agli agenti, il 20 giugno scorso prese la pistola e sparò alla moglie malata. Quando a casa arrivarono i poliziotti si sfogò, in lacrime: "Non ce la facevo più".