di Sonia Fardelli
Renato Cresci, bibbienese di 83 anni, racconta la sua esperienza nel Vajont, dove fu mandato poche ore dopo la tragedia quando aveva 23 anni ed era militare. Un’esperienza terribile e toccante allo stesso tempo che lo ha legato a vita a quelle popolazioni colpite da una tragedia così grande. Cresci che adesso è padre e nonno di quattro nipoti, è tornato più volte in quei luoghi anche durante il viaggio di nozze e pure quest’estate in vacanza. Quei giorni passati lì da militare non se li dimentica più. "Erano le 11, me lo ricordo benissimo – dice raccontando la tragedia del Vajont – e suonò l’allarme. Io ero nel 182 esimo Reggimento Garibaldi. Non era un’esercitazione ci dovevamo spostare. Lungo la strada venimmo a sapere di qualcosa che era accaduto in una diga, ma niente di più. Impiegammo circa un’ora e nel tratto di strada che facemmo sui camion dell’Esercito, incontrammo auto con gente che gridava. Ancora non riuscivamo a capire. Fu quando attraversammo il Piave che la situazione ci si presentò davanti in tutta la sua tragicità: il fiume portava giù di tutto. Quando arrivammo nei luoghi colpiti dall’onda anomala vedemmo cose che è difficile raccontare". Immagini che Renato ha ancora davanti agli occhi e che ancora oggi si commuove a raccontare. "La prima scena che mi si parò davanti e che non è più andata via dalla mia mente è quella di un padre disperato che teneva tra le braccia il suo bambino a cui la furia dell’acqua aveva tolto tutto, la vita e i vestiti. Poi arrivammo al cimitero. Le tombe erano state devastate: le casse e i morti, che riposavano lì, erano stati scaraventati nel fiume insieme a tutto il resto. Noi militari lavorammo senza sosta per tanti giorni tra macerie, acqua e pianti. Dormivamo poco. Io riposavo nel cassone di un camion tra le zappe che utilizzavamo per fare il nostro dovere. Per tirarci su e per farci andare avanti, ricordo ci davano grappa a volontà". Cresci ha ricevuto per questa sua opera un attestato di Benemerenza che gli fu riconosciuto come a tanti altri giovani dal Ministero della Difesa. Un’esperienza terribile anche per i soccorritori e che Renato ha raccontato al teatro Dovizi dove l’assessore alla cultura Francesca Nassini e la compagnia Nata hanno organizzato uno spettacolo e una serata per ricordare la tragedia del Vajont.