MARIANNA GRAZI
Cronaca

Il dottore della solidarietà: "Niente regali di laurea. Aiuto una scuola in Kenya"

Riccardo Reggidori ha discusso la tesi in filosofia all’Università di Trento. I doni andranno anche ai senzatetto e migranti della comunità di Sant’Egidio. "Sono fortunato, ho tutto: voglio cambiare le cose per chi non ha nulla".

Riccardo Reggidori coi bambini della scuola missionaria di Maikona, Kenya

Riccardo Reggidori coi bambini della scuola missionaria di Maikona, Kenya

"Quello che facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno. Lo diceva Madre Teresa di Calcutta e penso che sia vero: ognuno può fare qualcosa per il cambiamento". Riccardo Reggidori, classe 1998, di Castiglion Fiorentino, non solo dice, ma "il suo" per gli altri lo fa ogni giorno. Una settimana fa si è laureato in filosofia - magistrale - all’Università degli Studi di Trento, ma ha deciso che per quell’importante traguardo, sognato dai più alla sua età, non voleva regali per sé, ma donazioni per le due attività che svolge insieme al lavoro di insegnante in una scuola locale.

Reggidori, infatti, con la Comunità di Sant’Egidio di Trento, si occupa di sostegno in strada a persone senzatetto e migranti, e da alcuni anni svolge missioni umanitarie in Africa: "Sono stato in Burkina Faso, nel nord del Kenya e in Mozambico. E ho parlato di questa mia attività anche nella mia tesi, in cui ho affrontato una ricerca su come formare la pubblica amministrazione nelle classi dirigenti del Mozambico. Alla fine ho collegato il percorso di studi umanistico alla mia vocazione di umanizzazione, a cui penso che tutti noi siamo chiamati" spiega il 27enne.

Niente orologi o penne stilografiche, dunque, come dono per la laurea, ma un piccolo contributo per rendere il mondo un posto migliore per tutti. Il ricavato andrà a entrambe le attività che Reggidori porta avanti e, in particolare, la maggioranza sarà destinata al Kenya, "alla scuola della Missione di Maikona, che oggi ospita 350 ragazzi e aiuta le famiglie in difficoltà. Quando ci sono arrivato 5 anni fa c’era appena una classe-nursery con pochi bambini. Negli anni si è ampliata, è diventata un punto di riferimento per la regione".

Una scelta di solidarietà non comune - e anche criticata all’inzio -, dietro alla quale c’è la consapevolezza del privilegio di essere nato nella "parte fortunata del mondo", di non aver mai sofferto la fame o la mancanza di un tetto sulla testa. Così, dalla curiosità iniziale nel vedere anche a Castiglion Fiorentino arrivare persone bisognose di tutto, in condizioni di vita terribili, è nata in Riccardo una sorta di chiamata all’azione: "Di fronte a quello che accade ci si può voltare dall’altra parte o scegliere di fare qualcosa. Non mi manca nulla, ma questa mia fortuna può essere sfruttata a favore di chi non ha niente. L’Italia è sempre più divisa e povera, in strada non vedo solo migranti africani, ma tanti connazionali, europei, provenienti dall’Est. In questi giorni guardo preoccupato alla nuova escalation violenta nella Repubblica Democratica del Congo".

Il castiglionese fa sue le parole del Papa: "Non si è mai troppo poveri per aiutare chi è più povero di noi" quando racconta una delle storie che lo hanno segnato. "Cinque anni fa, in Kenya, un padre mi invita a messa in una out station dove incontro un bimbo con il piede equino, Dub. Ero lì come saldatore con un amico, ed abbiamo pensato di fare qualcosa per lui. Così abbiamo iniziato una raccolta fondi con il gruppo missionario di Sololo. Le donazioni ci hanno permesso di sostenere le spese mediche di minori con problemi articolari e ortopedici. A me cosa ne viene, come molti mi chiedono? Ogni volta che torno, lui mi aspetta dopo lezione e mi abbraccia. Cammina, corre, ride e ha una vita che prima sembrava spacciata".

È emozionato quando ne parla, sono tante le storie come questa, anche più piccole, che sta collezionando negli anni. E di una cosa è convinto: "Il mondo oggi è buio, c’è bisogno di portare un po’ di luce ma tutti possono farlo, anche molto più di quanto ho fatto io".