MARCO CORSI
Cronaca

Il libro di Boni sull’ultimo sopravvissuto di Auschwitz presentato a Montevarchi

Al centro Coop la storia di Oleg Mandic.

La presentazione del libro di Boni

La presentazione del libro di Boni

Un racconto di resistenza e memoria. E’ stato presentato nei giorni scorsi allo Spazio Soci Bibliocoop del Centro Coop.Fi di Montevarchi il libro “Mi chiamo Oleg e sono sopravvissuto ad Auschwitz”, scritto da Oleg Mandic insieme a Filippo Boni. Il volume ripercorre la drammatica esperienza di Oleg Mandic, che all’età di soli 11 anni fu arrestato e deportato ad Auschwitz insieme alla madre e alla nonna, non in quanto ebreo, ma come prigioniero politico. Sopravvivere all’orrore del campo di concentramento fu una sfida quotidiana, affrontata con forza e coraggio, anche grazie all’amore materno. Fame, lavori forzati, soprusi e le atrocità degli esperimenti del dottor Mengele furono il terribile scenario in cui Oleg visse fino alla liberazione, diventando l’ultimo prigioniero a uscire vivo da Auschwitz. Per anni ha custodito nel silenzio il peso di quei ricordi, incapace di raccontare l’orrore vissuto. Poi, il bisogno di testimoniare ha preso il sopravvento, portandolo a ripercorrere i luoghi della sua prigionia per condividere con il mondo la sua storia. Alla presentazione è intervenuto Filippo Boni, scrittore, storico e giornalista, autore di numerosi saggi e volumi dedicati agli eventi che hanno segnato la seconda metà del Novecento in Italia. Un appuntamento di grande valore storico e umano, per non dimenticare. L'evento è stato organizzato dalla sezione soci Coop di Montevarchi. Oleg Mandić non era ancora adolescente quando l’Armata Rossa entrò ad Auschwitz per liberare gli ultimi sopravvissuti. Nato a Sušac, attuale Croazia, nel 1944 fu arrestato con la madre e la nonna e deportato. Non era ebreo ma prigioniero politico, perché suo padre e suo nonno, dopo l’occupazione, si erano uniti ai partigiani. Ad Auschwitz visse momenti terribili: la fame, i lavori forzati, i continui soprusi delle ss; Finì anche nel famigerato reparto del dottor Mengele, da cui i bambini sparivano senza che nessuno ne sapesse più nulla. Lui, invece, si salvò. Per caso, per fortuna, forse per destino. Per anni ha tenuto sotto chiave i ricordi, incapace di descrivere ciò che ha vissuto. Ma quando sono riaffiorati, insieme a loro è arrivato il bisogno di tornare, di rivedere quei luoghi, darne testimonianza e rispondere al richiamo di una misteriosa lettera. E grazie a Boni è riuscito a raccontare questa incredibile storia. Oleg Mandić, classe 1933, è nato in una nota famiglia istriana. Avvocato e giornalista, negli ultimi vent’anni ha promulgato nelle scuole e nella società civile in tutta Europa la propria esperienza nel campo di sterminio e si è battuto per la salvaguardia di questa memoria. Ha pubblicato libri, interviste e articoli. Per questa attività gli sono state attribuite numerose onorificenze in Italia, in Croazia e in Polonia.